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L’atlante che non c’è: Milano noir con Giorgio Scerbanenco
Scrittore di incredibile prolificità e versatilità, Scerbanenco ha spaziato magistralmente in ogni campo della narrativa di genere: western, fantascienza (Il paese senza cielo, Il cavallo venduto, L’anaconda) e rosa, ma fu con il giallo che raggiunse una discreta fama, fino ad essere da taluni indicato come uno degli scrittori più importanti di questo genere. Infatti non vi è dubbio che sia da considerare tuttora il maestro ideale di tutti i giallisti italiani, almeno a partire dagli anni settanta.
I suoi romanzi, riletti oggi, appaiono, al di là di alcune trovate ‘ad effetto’ e delle trame talvolta semplicistiche, uno spaccato umano e amaro dei nostri anni sessanta e rivelano un’Italia difficile, contraddittoria, persino cattiva, ansiosa di emergere, ma disincantata, certo lontana dalla immagine edulcorata e brillante che spesso viene data degli anni del boom economico. Secondo Andrea D’Amico, «La scrittura di Scerbanenco mette fine al processo di americanizzazione che fino ad allora era stato necessario nella letteratura gialla per dare una dignità ad autori e pubblicazioni nostrane. Il suo stile, caratterizzato dal ritmo incalzante e dalla cura nei particolari, fu amato dal pubblico di allora e riuscì a riabilitare il noir.