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Stasera in tv arriva Prossima fermata Asia

Da Chiang Mai al fiume Kwai

Stasera in tv arriva Prossima fermata Asia Stasera in TV: Prossima fermata Asia. Da Kuala Lumpur a Malacca

Un viaggio che parte da Chiang Mai, nel nord della Thailandia, è l’occasione per scoprire la storia di un Paese che è riuscito a mantenersi indipendente anche al culmine dell’espansione degli imperi coloniali. Nel secondo appuntamento con la serie “Prossima fermata Asia”, in onda giovedì 5 settembre alle 20.15 su Rai 5, il treno porterà Michael Portillo da nord a sud, visitando Lampang e Ayutthaya, per finire nei luoghi resi famosi dal film “Il ponte sul fiume Kwai”, rievocando la storia drammatica della “ferrovia della morte”. Cammin facendo, scoprirà curiosità, gastronomia e costumi locali.

Durante la seconda guerra mondiale, l’esercito giapponese occupò territori che andavano da Singapore fino alla Birmania. Per rifornire le proprie forze in Birmania e prepararsi ad un attacco alle truppe britanniche in India, l’esercito giapponese voleva stabilire una rotta terrestre che evitasse le rotte marittime alternative dove erano attive le navi alleate. Con la linea ferroviaria già operativa tra Singapore e Bangkok, i giapponesi decisero di costruire un’ulteriore diramazione a ovest della capitale e che sarebbe poi andata a nord verso la Birmania. La ferrovia Thailandia-Birmania fu costruita nel periodo 1942-43 tra Nong Pladuk (Thailandia) e Thanbuyazat (Birmania), coprendo una distanza di circa 420Km.

Si stima che 240.000 uomini siano stati costretti a lavorare sulla ferrovia Thailandia-Birmania. Più di 60.000 prigionieri di guerra alleati (POW) hanno avviato il progetto e nella fretta di completare la linea, altri 180.000 uomini furono arruolati ai lavori forzati. Con cibo e forniture mediche inadeguate e costrette a lavorare per lunghe ore in condizioni selvagge, migliaia di persone morirono di colera, dissenteria, malaria, fame o esaurimento. Il numero esatto di morti non è noto, ma gli storici parlano di almeno 90.000 operai e più di 12.000 prigionieri di guerra uccisi. Le cupe statistiche hanno portato la linea a essere soprannominata la “Ferrovia della morte”.

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