Una “migrazione” nei meandri della voce e delle sue peripezie novecentesche: la propongono l’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Andrea Molino e il baritono Markus Werba nell’ultima puntata di “Migrazioni. Ritratti incrociati”, in onda giovedì 31 ottobre alle 22.45 in prima visione su Rai 5. Protagonista, la musica di Gustav Mahler con i Fünf frühe Lieder orchestrati da Luciano Berio. Si tratta di canti che circolano anche nella produzione sinfonica di Mahler e qui realizzati in modo rigoroso e stilisticamente rivelatore. La puntata è introdotta dal professor Daniele Spini.
Fra i compositori del Novecento che si sono accostati, direttamente o indirettamente, alla musica di Mahler, Luciano Berio ci pare il più oggettivo e lucido. Certo, anche Berio ha sentito emotivamente il fascino della musica di Mahler, come simbolo non soltanto di una compiuta espressione artistica ma anche di una profonda concezione insieme umana e poetica, ma ha teso, anche amandola, a indagarla da compositore, soprattutto in quanto tale. Ossia come oggetto di riflessione non nostalgica e come stimolo di rielaborazione attiva. Sotto questo profilo Sinfonia, del 1968-1969 costituisce un modello dell’atteggiamento di Berio compositore nei confronti di tutta la musica del passato. Il materiale desunto da Mahler (lo Scherzo della Seconda Sinfonia) diviene, parallelamente al testo di un poeta contemporaneo, Samuel Beckett, il punto di partenza per un vertiginoso circolo di frammentazioni e di trasformazioni dal quale emerge, come per necessità strutturale di stadi successivi, una nuova individuazione della forma e del linguaggio compositivo: quella di Berio stesso. Parlare di immedesimazione in atmosfere mahleriane qui non avrebbe senso. Attraverso un processo di decostruzione, di stilizzazione, la memoria viene chiamata a creare una prospettiva di campi aperti, di associazioni molteplici, che sconvolge il dato assimilato, lo immette in una fuga centrifuga verso orizzonti retti da logiche di tutt’altro genere.