Stasera in tv arriva Italia. Viaggio nella bellezza
Cento anni dalla parte della natura
Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, denominazione che ha assunto dal 2001, ha sempre cercato nel corso della sua storia di coniugare con lo sviluppo umano la conservazione della natura e in particolare delle due sottospecie uniche che lo abitano, il camoscio appenninico e l’orso bruno marsicano. Nel corso degli anni il Parco è cresciuto molto aumentando l’estensione del suo territorio e moltiplicando gli obiettivi. Oltre allo scopo primario della conservazione della biodiversità, l’Ente parco si occupa oggi anche di promuovere le attività umane compatibili, l’educazione ambientale, la ricerca scientifica. Un percorso lungo un secolo, segnato anche da fasi difficili, come gli anni del miracolo economico quando la speculazione edilizia portò un attacco feroce al cuore del parco. Anni in cui furono lottizzati terreni demaniali e sacrificati 120 mila faggi per far posto a ville, residence e piste da sci. L’indignazione che ne seguì, tuttavia, fece da catalizzatore a una nuova e più moderna idea di sviluppo sostenibile, rispettoso della natura e dell’ambiente. Dal 2017, le foreste vetuste, preziose aree di riserva integrale al cui interno vivono gli alberi più vecchi d’Europa, sono entrate a far parte del Patrimonio dell’Umanità.
La popolazione dei camosci dell’Appennino è cresciuta da pochi individui a 3500 unità e può essere felicemente considerata fuori pericolo. Non altrettanto quella dell’orso bruno marsicano.
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