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La memoria del ferro
Ancora oggi, nell’immaginario comune, Populonia è legata a due elementi forti che la connotano: gli etruschi e i paesaggi. Adagiata in uno dei più splendidi contesti paesaggistici del nostro paese, grazie alle lavorazioni del ferro fu una delle più grandi, ricche e potenti città della Dodecapoli etrusca assieme a Vulci, Volterra, Vetulonia e molte altre. Una città che aveva migliaia di abitanti e che era il principale centro metallurgico dell’Etruria. Poi, nel III secolo avanti Cristo, arrivarono i romani: la città cambiò volto, adattandosi agli usi del conquistatore. La storia comincia però all’isola d’Elba, non lontano dalla cittadina etrusca dove fin dalla preistoria altri uomini avevano cominciato ad utilizzare i preziosi giacimenti ferrosi.
Sotto la dominazione Etrusca, per la purezza del suo minerale, l’Elba, denominata “L’isola dei Mille Fuochi”, raggiunse il periodo di massima espansione che si protrae fino alla fine del I° secolo avanti Cristo.
Successivamente, a causa dell’esaurimento dei boschi, e quindi del combustibile per la riduzione del ferro, la lavorazione si spostò sul litorale toscano, a Populonia dove vennero abbandonati oltre un milione di tonnellate di scorie ferrose. È una memoria che al tramonto brilla sulla spiaggia di Baratti.