Stasera in tv arriva “Ennio Flaiano, straniero in patria”
Con le letture di Neri Marcorè
Un racconto del percorso umano e professionale di Flaiano celebrando lo sguardo anticipatore di un intellettuale raro per indipendenza ideologica, talento, eclettismo. Lo propone “Ennio Flaiano, straniero in patria”, in onda mercoledì 28 febbraio alle 22.10 su Rai Storia. Alla voce ritrovata dello scrittore, nei brevi estratti selezionati dalle interviste rilasciate nel corso di tanti anni, si alterna quella di Neri Marcorè che legge citazioni e passi tratti dai suoi scritti, insieme alle testimonianze di chi lo ha conosciuto e ammirato.
Nato il 5 marzo 1910 a Pescara Vecchia, in una casa sul corso G. Manthonè, ultimo di sette figli di Cetteo Flaiano (1859-1943) e Francesca Di Michele (1873-1938), il giovane Ennio passa un’infanzia di viaggi e spostamenti continui tra Pescara, Camerino, Senigallia, Fermo e Chieti, tra scuole e collegi. Nel 1922 arriva a Roma (viaggiando il 27 ottobre in treno, per fortuita coincidenza, in compagnia di fascisti della Marcia su Roma, più tardi ne racconterà gustosi aneddoti).
Nella capitale compie gli studi secondari superiori nel Convitto nazionale fino al liceo artistico (diplomato nel 1929) e si iscrive alla Facoltà di architettura, senza però terminare gli studi universitari.
All’inizio degli anni trenta, mentre divide una stanza in viale delle Milizie con il pittore Orfeo Tamburi e collabora come scenografo con Anton Giulio Bragaglia, conosce Mario Pannunzio, Telesio Interlandi, Leo Longanesi e altre firme del giornalismo italiano, iniziando a collaborare alle riviste L’Italia Letteraria e Occidente scrivendo soprattutto recensioni di libri. Dal 1933 al 1936, dopo un soggiorno a Pavia per frequentare la Scuola Ufficiali, partecipa alla Guerra d’Etiopia.
Tornato a Roma, nel 1938 collabora al settimanale Omnibus di Longanesi. Nel 1939 inizia ad occuparsi di cinema, collaborando con il neonato settimanale Oggi per il quale scriverà per alcuni mesi recensioni in cui i giudizi sui film sono il pretesto per far emergere un «sotterraneo dissenso al regime».