Dove prima c’erano le trincee ora c’è una distesa di croci bianche. Sono quelle dei cimiteri militari dove sono sepolti i soldati morti combattendo nella battaglia di Cassino. Li sovrasta l’abbazia di Montecassino, ricostruita dopo la devastazione della guerra. Rai Cultura ricorda una delle battaglie più feroci della Seconda guerra mondiale con lo Speciale “
Cassino ieri e oggi” di Paolo Ameli, in onda martedì 8 ottobre alle 22.10 su Rai Storia. Rivivono così le voci di sei persone morte in quella serie di assalti militari sferrati dagli Alleati tra il 18 gennaio e il 18 maggio 1944 per sfondare la linea Gustav e proseguire verso Roma. Un capitano statunitense, una rifugiata italiana, un tenente tedesco, un tenente neozelandese, un cappellano militare francese e un sergente polacco. Racconti corredati dalle immagini e dai video dal fronte del 1944 e da immagini di quegli stessi luoghi oggi. Il fiume Rapido, l’abbazia di Montecassino, la città di Cassino, l’Albaneta, la strada per Roma, Esperia e Quota 593 – il Monte Calvario, su cui poggia l’abbazia e punto chiave della battaglia.
Questi i luoghi che cadenzano la “strage inutile” della Campagna d’Italia, dove muoiono 135 mila persone. Nella piccola città del centro Italia, la resistenza tedesca, la morfologia italiana e il maltempo rendono difficile agli Alleati proseguire verso Roma. I margini del fiume sono alti, le sue acque gelate e la corrente violenta. Nella storia militare, il tentativo di attraversare un fiume nella linea difensiva nemica non è mai andato a buon fine. Qui, il 22 gennaio, muore il capitano Chapin insieme a 184 dei suoi uomini. Ne rimangono 16. A febbraio viene bombardata l’abbazia. In una giornata gli Alleati lanciano 576 tonnellate di esplosivo. Dentro, non ci sono tedeschi, ma rifugiati e pochi monaci rimasti. Un tragico errore. Rimane in piedi solo il muro occidentale del monastero e muoiono 300 rifugiati di Cassino.