Stasera in tv arriva “a.C.d.C.” e le Apocalissi del passato
La distruzione di Sodoma, tra leggenda e realtà
La narrazione di Sodoma ha avuto un’enorme importanza nella cultura occidentale, perché su di essa, più che sulla non meno severa condanna del Levitico 20,13, si è basata per secoli la giustificazione della persecuzione e condanna a morte delle persone colpevoli di comportamenti omosessuali.
La legge del 390 d.C. degli imperatori cristiani Teodosio I, Valentiniano II e Arcadio, Non patimur urbem Romam, previde per la prima volta la pena del fuoco per i prostituti omosessuali, proprio a somiglianza di quella subita da Sodoma.
Questa legge fu inglobata nel Corpus iuris civilis dell’imperatore Giustiniano I, accanto alla Novella 141 del 559, promulgata dallo stesso Giustiniano, che citava espressamente la rovina di Sodoma come esempio di ciò che accade alle città nelle quali sia permessa la pratica dell’omosessualità maschile.
La pena del rogo cadde in desuetudine col decadere dell’impero romano, ma fu riportata in vigore dai commentatori giuridici bolognesi del XII secolo, e reintrodotta nelle legislazioni civili europee contro i sodomiti. Dapprima i sodomiti furono sempre bruciati vivi.