Stasera in tv appuntamento con Sulle ali del mondo
“Carmina Burana”
Nell’ambito del ciclo “Sulle ali del mondo”, dedicato alla danza contemporanea internazionale, Rai Cultura propone la versione coreografica dei Carmina Burana di Orff al Teatro San Carlo di Napoli, in onda sabato 23 dicembre alle 22.15 su Rai 5. Uno spettacolo di arte totale, nell’allestimento firmato dal coreografo Shen Wei. Sul podio, Jordi Bernàcer. Voci soliste il soprano Angela Nisi, il controtenore Ilham Nazarov e il baritono Valdis Jansons. Regia tv di Felice Cappa.
I Carmina Burana costituiscono un corpus di testi poetici medievali dell’XI e del XII secolo, prevalentemente in latino, tramandati da un importante manoscritto contenuto in un codice miniato del XIII secolo, il Codex Latinus Monacensis 4660 o Codex Buranus, proveniente dal convento di Benediktbeuern (l’antica Bura Sancti Benedicti, fondata attorno al 740 da San Bonifacio nei pressi di Bad Tölz in Baviera). Il codice è custodito nella Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera.
Il termine Carmina Burana venne introdotto dallo studioso Johann Andreas Schmeller nel 1847 in occasione della prima pubblicazione del manoscritto, da lui scoperto negli archivi della biblioteca di cui era il curatore. Tale codice comprende duecentoventotto componimenti poetici su centododici fogli di pergamena decorati con otto miniature. Sembra che tutti i testi dovessero essere destinati al canto, ma gli amanuensi autori di questo manoscritto non riportarono la musica di tutti i canti poetici, cosicché si può ricostruire l’andamento melodico solo per quarantasette di essi.
I testi (scritti soprattutto in latino, eccezion fatta per alcuni in alto tedesco medio, altri in provenzale antico e altri ancora maccheronici, ossia un misto di latino vernacolare con tedesco o francese) hanno argomenti evidentemente molto diversi tra loro e dimostrano la poliedricità della produzione goliardica. Se da un lato troviamo gli inni bacchici, le canzoni d’amore ad alto contenuto erotico e le parodie blasfeme della liturgia, dall’altro emerge un rifiuto della ricchezza.