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La comunità ebraica di Pitigliano
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La formazione della comunità risale al XVI secolo quando Pitigliano, per la sua vicinanza con il confine, divenne luogo di rifugio degli ebrei espulsi dallo Stato della Chiesa (1569 e 1593). Il loro numero in rapporto alla popolazione locale (500 su 6.000) ne fece una presenza cospicua non solo per l’agricoltura e il commercio ma anche per la vita culturale del paese. Nacquero a Pitigliano Dante Lattes, Samuele Colombo (che fu rabbino di Livorno), il biologo Mazzini Pergola, l’avvocato e onorevole Ugo Sorani.
Nell’Ottocento comincia il declino della comunità attratta verso centri maggiori dalle opportunità offerte dall’emancipazione. A testimonianza dell’importanza della comunità ebraica pitiglianese rimangono il quartiere del vecchio ghetto con la sinagoga e il cimitero sulla statale per Manciano.
Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell’occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, gli ebrei del paese subirono la deportazione di 22 correligionari, dapprima ristretti a Roccatederighi e Fossoli e annientati nei lager nazisti. Gli altri si dispersero nelle campagne dove, nonostante i rastrellamenti e il rischio di delazioni, poterono contare su una rete di solidarietà.