Stasera in tv appuntamento con “Speciale Tg1”
“Argentina. Il tango di Milei”

I dati macroeconomici sono in miglioramento. I mercati finanziari guardano al Paese con ritrovata fiducia e la spesa pubblica è stata ridotta di un terzo in 12 mesi. Ma il costo del cambiamento è altissimo: licenziamenti, azzeramento dei sussidi per sanità, luce, gas, trasporti. La povertà è in aumento come lo scontro sociale.
Un viaggio tra le due anime dell’Argentina, divise anche nella memoria storica della dittatura, tenute insieme dagli elementi più fortemente identitari: il tango e calcio.
Il 2025 sarà il banco di prova sul lungo periodo, in attesa del primo appuntamento elettorale del prossimo autunno.
Aveva promesso una “rivoluzione a colpi di motosega” per l’Argentina, ad un anno dall’inizio del suo mandato Javier Milei ha ottenuto importanti risultati dal punto di vista macroeconomico, ma con una povertà che è cresciuta e una classe media che fa fatica ad arrivare a fine mese. Già nel suo primo discorso dalla Casa Rosada il presidente ultraliberista aveva avvisato i suoi connazionali che sarebbero arrivati tempi duri, denunciando il disastro lasciato dal governo peronista che lo aveva preceduto. “No hay plata”, non abbiamo soldi, è diventato il refrain del suo mandato, una cura lacrime e sangue che si è abbattuta soprattutto sui conti. Per l’economista ultraliberista lo Stato è il nemico da combattere, i tagli hanno colpito ministeri ed enti pubblici.