Stasera in tv appuntamento con “Psychedelic”
Il bisogno dell’arte

Il flusso di coscienza è un problema non da poco per il cinema. Rappresentare lo stato mentale dei personaggi, dando forma a pensieri, tormenti e peregrinazioni intellettuali è rischioso, spesso al limite dell’ermetico o del gratuito involontario. Le immagini, la musica, le parole, unite secondo un procedimento sinfonico, non sempre riescono a creare un discorso comprensibile o coinvolgente come quello dei discorsi automatici; molto spesso, anzi, sullo schermo appaiono figure che invece di aprirsi allo spettatore si rivelano al contrario – spesso per colpa di una scrittura superficiale – presenze aliene, corpi vuoti che recitano parole prive di spessore.
È ciò che capita, purtroppo, in Psychedelic, che nonostante tenga fede al proprio titolo mettendo in scena una sinfonia rapsodica in tre movimenti paralleli (nonno, padre, figlio), non riesce a rendere credibili i dialoghi e ad eliminare la sensazione di artificiosità che emana.
Davide Cosco, anche sceneggiatore, affida alle musiche di Fogliamo il compito di creare un’atmosfera di sospensione e di tensione spirituale, ma il suo film rivela in troppi passaggi evidenti ingenuità di messinscena. Gli spazi asfissianti (il retro di un teatro, una casa vuota, una minuscola chiesa), la scrittura di stampo teatrale, i movimenti di macchina insistiti, per quanto elementi potenzialmente validi, in nessun momento si compongono in un movimento fluido.