Fu tra gli artisti più celebri e rivoluzionari della storia dell’arte, ma sul suo conto ci sono pochissime certezze storiche a partire dal suo vero nome, dal suo volto, da luogo e data di nascita. È il paradosso di Giotto, l’uomo che traghettò l’arte italiana dal Medioevo all’età moderna. A “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in onda domenica 29 dicembre alle 20.30 su Rai Storia, Paolo Mieli ne parla con il professor Lucio Villari. La nascita di Giotto è fissata per convenzione nel 1267, probabilmente nella campagna fiorentina del Mugello, ma con un forte legame alla città di Firenze. Le testimonianze più importanti del suo lavoro, che raccontano molto dell’atmosfera religiosa del tempo, sono nella Basilica superiore di Assisi dove Giotto traduce in affreschi le leggende sulla vita di San Francesco, narrate da Bonaventura di Bagnoregio nella biografia ufficiale del santo del 1266. Altra opera monumentale sono gli affreschi dalle Cappella degli Scrovegni a Padova, dove Giotto dipinge storie che attingono all’Antico Testamento, descrivono la riconciliazione di Dio con l’umanità e il percorso che l’uomo deve compiere per poter sperare nella salvezza.
Giotto nacque a Colle di Vespignano, un borgo situato nella valle del Mugello (oggi una frazione del comune fiorentino chiamato Vicchio), con ogni probabilità nel 1267, in una famiglia di piccoli possidenti terrieri (Bondone era appunto il padre) che, come tante altre famiglie toscane del secolo, si trasferì solo in seguito a Firenze. Secondo la tradizione letteraria, finora non confermata dai documenti, Giotto era stato affidato dai genitori alla bottega di Cimabue. Il suo nome era forse un ipocoristico di Ambrogio (da Ambrogiotto), o Angelo (Angiolotto), Parisio(Parigiotto), Ruggero (Ruggerotto), o ancora da Biagio (Biagiotto), senza escludere l’ipotesi che Giotto possa essere stato un nome autonomo.
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