Per quasi cinquant’anni è stato al comando incontrastato dell’Fbi, il servizio di sicurezza del più importante paese del mondo: gli Stati Uniti d’America. Uomo spregiudicato, dai metodi a cavallo tra il lecito e l’illecito, John Edgard Hoover, è il potentissimo ed eterno capo dell’Fbi, dal 1926 al 1974. Un personaggio che Paolo Mieli racconta con il professor Mauro Canali a “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in onda domenica 24 novembre alle 20.30 su Rai Storia. Hoover ha lavorato con otto presidenti, ha vissuto il proibizionismo e l’era dei grandi gangster, la grande depressione del ’29, la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra Fredda, il Maccartismo, le contestazioni giovanili degli anni ’60. Qualcuno l’ha definito “la peggior canaglia d’America” eppure Hoover rimane una delle figure più controverse, ambigue e affascinanti della storia del XX secolo.
Hoover visse a Washington per tutta la vita. Frequentò la Central High School, dove cantò nel coro della scuola, partecipò al programma del Corpo di addestramento degli ufficiali di riserva e partecipò al gruppo di discussione. Durante i dibattiti intervenne contro le donne che volevano ottenere il diritto di voto e contro l’abolizione della pena di morte. Il giornale della scuola applaudì la sua “logica fredda e implacabile”. Da ragazzo Hoover soffriva di balbuzie: la vinse ingegnandosi a parlare rapidamente. Mantenne tale abitudine anche durante la sua carriera: parlava tanto velocemente che gli stenografi avevano difficoltà a seguirlo.
Hoover aveva 18 anni quando accettò il suo primo lavoro, una posizione entry-level alla Biblioteca del Congresso, come fattorino nell’ufficio ordini. La biblioteca era a mezzo miglio da casa sua. L’esperienza plasmò sia Hoover che la creazione dei profili dell’FBI; come notò Hoover in una lettera del 1951: “Questo lavoro mi ha insegnato il valore del materiale di raccolta. Mi ha fornito una base eccellente per il mio lavoro nell’FBI”. Raiplay.