Stasera in tv appuntamento con Passato e Presente
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Cristoforo Colombo, la lettera che cambiò il mondo

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Il 19 luglio 2023, con una cerimonia tenutasi presso il Ministero della Cultura, l’Italia è entrata nuovamente in possesso di un testo preziosissimo: un incunabolo del 1493 contenente la copia in latino d’una lettera con cui Cristoforo Colombo ha dato conto al tesoriere del re d’Aragona della scoperta di alcune isole situate sulla rotta per l’Asia. In occasione dell’anniversario della scoperta dell’America, a “Passato e Presente”, in onda sabato 12 ottobre alle 20.30 su Rai Storia, Paolo Mieli ne parla con il professor Franco Cardini.
L’epistola “de Insulis Indiae supera Gangem nuper inventis”, scritta probabilmente nel febbraio del 1493, fu stampata in una tipografia romana il 30 maggio successivo. A lungo custodita in una miscellanea della Biblioteca Marciana di Venezia, trafugata alla fine degli anni Ottanta, è stata oggetto di una lunga indagine che, grazie alla collaborazione tra i Carabinieri del Comando Tutela del Patrimonio Culturale, l’Homeland Security Investigation americana e il professor Needham dell’Università di Princeton, ha portato al suo ritrovamento. La lettera era nelle mani di un collezionista di Dallas che non si è opposto alla sua confisca malgrado l’avesse acquistata per ben quindici milioni dollari. Ma nessuna cifra avrebbe potuto eguagliare il valore dell’incunabolo. Perché in sole otto pagine, con una manciata di parole, quell’incunabolo ha contribuito a cambiare il mondo, per sempre.

Il termine “incunabolo” deriva dal latino umanistico incunabulum, forma singolare ricostruita per la nuova accezione del latino classico incunabula, soltanto plurale, che significa “in culla”.

Il termine incunabula fu utilizzato per primo dal medico e umanista olandese Hadrianus Iunius (Adriaan de Jonghe, 1511-1575) e compare in un passo della sua opera postuma (scritta nel 1569): Hadrianus Iunius, Batavia, […], [Lugduni Batavorum], ex officina Plantiniana, apud Franciscum Raphelengium, 1588, p. 256 r. 3: «inter prima artis [typographicae] incunabula».

Per un equivoco l’inventore della nuova accezione è stato Bernhard von Mallinckrodt (1591-1664)

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