La vita del giornalista che ha diretto il Corriere della Sera per un quarto di secolo, all’inizio del Novecento: Luigi Albertini. A “
Passato e Presente”, in onda domenica 11 agosto alle 20.30 su Rai Storia, Paolo Mieli ne parla con il professor Lorenzo Benadusi. Grazie alle sue idee innovative dal punto di vista editoriale e alle sue competenze tecniche, Albertini porta in pochi anni il giornale da lui diretto a diventare il quotidiano più letto. Dal punto di vista politico, il liberale Albertini si schiera per l’interventismo e inizialmente si dimostra favorevole al fascismo, nell’ottica di contrastare le ideologie socialiste. Dopo la Marcia su Roma, l’atteggiamento di Albertini e del suo giornale cambia, condannando le violenze e le prevaricazioni del Partito fascista, al punto che nel 1925 Mussolini stesso manovra per esautorare Albertini dalla guida del Corriere della Sera.
L’archivio di Luigi Albertini conservato dagli eredi, pervenne a più riprese e secondo differenti modalità (dono, deposito) all’Archivio Centrale dello Stato. Il materiale è stato ordinato in primis dalla famiglia, a cui seguirono successivi lavori di ordinamento ed inventariazione effettuati dal soggetto conservatore. La documentazione è costituita da corrispondenza, diari, discorsi, appunti, ritagli stampa.
Al Corriere, l’opera di riorganizzazione di Albertini è immediata e profonda. Albertini afferma: «L’industria giornalistica si basa sulla fabbricazione di un prodotto rinnovato quotidianamente. Il primato del giornale bisogna dunque riguadagnarselo ad ogni nascere del sole: tutti i giorni e meglio di tutti gli altri».
Il suo giornale diviene uno strumento di informazione ricco e moderno. Lo conduce ad un livello tecnico esemplare, a un prestigio europeo e ad una tiratura di oltre 600 000 copie. Fra le altre cose vara una serie di periodici tematici, che fanno da corona del quotidiano, per amplificarne la diffusione: nel 1899 nasce l settimanale illustrato e popolare “La Domenica del Corriere”.