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I martiri di Belfiore
Mantova era parte del patrimonio della Casa d’Asburgo d’Austria dal 1707. Capitale di un piccolo ma assai ricco ducato, il cui territorio fu governato dai Gonzaga per quasi quattro secoli, la città presentava anche degli importanti vantaggi militari: tanto per la qualità delle fortificazioni, quanto per la posizione geografica, che consentiva di controllare il passaggio dal Veneto alla Lombardia, nonché un gran numero di passaggi sul Po. Essa fu infatti al centro della campagna napoleonica del 1797, di tutte le successive invasioni austriache sino alla resa di Eugenio di Beauharnais il 23 aprile 1814 a Heinrich Johann Bellegarde.
Gli austriaci a partire dal 1815, avevano ridotto la città a una sorta di grande piazzaforte, tra le più grandi del Regno Lombardo-Veneto. Con tanti militari in giro, essa si adattava a ospitare (nel castello di San Giorgio) un carcere di massima sicurezza per patrioti lombardi e veneti, incarcerati per la loro opposizione all’occupazione austriaca.
L’atteggiamento del governo austriaco subì un forte indurimento dopo la sconfitta dell’esercito di Carlo Alberto, che comandava l’esercito sardo e truppe formate da innumerevoli volontari lombardi, veneti e di molte altre regioni italiane. In un solo anno, dall’agosto del 1848 all’agosto del 1849, vennero eseguite 961 impiccagioni e fucilazioni, inflitte oltre 4.000 condanne al carcere per cause politiche.