Stasera in tv appuntamento con l'Odissea di Cristoforo Gorno
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Stasera in tv appuntamento con l’Odissea di Cristoforo Gorno

Il ritorno

Stasera in tv appuntamento con l'Odissea di Cristoforo Gorno
Da Itaca, l’isola di Odisseo, continua l’esplorazione di Cristoforo Gorno nell’“Odissea”, in onda lunedì 18 novembre alle 21.10 in prima visione su Rai Storia. Il racconto riprende dallo sbarco dell’eroe nella sua isola e lo segue nel suo palazzo fino al compimento della vendetta contro i pretendenti. L’incontro con il cane Argo, il rapporto con il figlio Telemaco, la figura di Penelope sono alcuni degli aspetti che vengono approfonditi. Con l’aiuto di Massimo Cultraro, dirigente di ricerca del Cnr e studioso del mondo miceneo, Cristoforo Gorno mette a confronto il poema con i ritrovamenti archeologici di Itaca, in particolare l’edificio che è stato identificato con il palazzo dell’eroe.
A una distanza di circa quattro secoli, Omero, la cui stessa esistenza e storicità è ancora incerta, non poteva avere una conoscenza di prima mano degli eventi riportati nell’Odissea e certo non possedeva i mezzi a noi disponibili per indagare sul passato. Inoltre, scrivere un resoconto accurato sulla Guerra di Troia non era nelle sue intenzioni. Il mitico poeta non poteva essere uno storico avanti lettera. La storiografia, nel senso moderno del termine, ossia il racconto e l’analisi degli eventi storici senza l’aggiunta di elementi mitici, trascendentali, dovette ancora aspettare fino al V sec. a.C. Tuttavia, non tutte le informazioni e osservazioni presenti nei testi omerici sono frutto di mera fantasia. Parlando a proposito di questo rapporto complicato tra mito e realtà presso gli antichi, Plutarco scriveva: “Dunque, che l’antica scienza della natura presso Greci e barbari fosse un discorso scientifico avvolto in miti, velato per la maggior parte di enigmi e simboli, cioé una ‘teologia mistica’ in base alla quale alla gente comune quanto veniva detto risultava meno chiaro di ciò che era taciuto e ciò di cui si taceva era più incerto di ciò che veniva detto […]” (Frammenti, p. 179).

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