Stasera in tv appuntamento con La bussola e la clessidra
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Stasera in tv appuntamento con La bussola e la clessidra

La battaglia di Okinawa

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Da una parte centottantamila soldati americani e una potente flotta di navi e aerei, dall’altra centoventimila guerrieri giapponesi, disposti a tutto. Grazie a straordinarie immagini di archivio il professor Alessandro Barbero racconta uno degli scontri più sanguinosi della Seconda guerra mondiale, la battaglia di Okinawa, in “La bussola e la clessidra”, in onda giovedì 9 novembre alle 21.10 su Rai Storia. Ottantadue giorni di combattimenti feroci che trasformarono una piccola isola del Pacifico, Okinawa, in un inferno di fuoco e piombo.

La 10ª Armata statunitense del generale Simon Bolivar Buckner Jr. fu duramente impegnata dalla resistenza opposta dalla 32ª Armata giapponese del tenente generale Mitsuru Ushijima, che nel corso del 1944 aveva organizzato un intricato complesso difensivo in grotte fortificate il cui fulcro era rappresentato dal castello di Shuri. Le divisioni statunitensi furono impegnate dal 1º aprile al 22 giugno per stanare i difensori, espugnare Shuri a costo di grandi sacrifici e inseguire i superstiti soldati imperiali nell’estremo lembo meridionale di Okinawa, dove la maggior parte di essi preferì il suicidio alla resa. La campagna si concluse dunque con la quasi completa distruzione della guarnigione nipponica e gravi perdite tra le file statunitensi (pari a circa il 30% degli effettivi); inoltre, per la prima volta sul fronte del Pacifico, si assistette al coinvolgimento diretto della popolazione civile, che fu pesantemente coinvolta nelle operazioni belliche.

Si stima che ci furono circa 150 000 vittime tra gli abitanti di Okinawa, tra cui migliaia di cittadini che si suicidarono pur di non cadere in mano ai soldati statunitensi, dipinti come demoni dalla propaganda giapponese. La dimensione delle perdite e delle distruzioni è da ascrivere all’uso massiccio che entrambi gli schieramenti fecero dell’artiglieria, motivo per cui, nel dopoguerra, fu utilizzato il soprannome Tifone d’acciaio, in inglese Typhoon of Steel e tetsu no ame (鉄の雨, “pioggia d’acciaio”).

Appuntamento da non perdere.

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