Cosa accade quando si vive immersi nella natura? L’ideale romantico regge alla sfida di uno stile di vita che richiede numerosi sacrifici? Si riesce a rinunciare alle infrastrutture che rendono agile la vita? Acqua corrente potabile, trasporto pubblico, strade asfaltate: è possibile realmente farne a meno? Queste le domande che si pone “Immersi nella natura”, in onda domenica 12 maggio alle 21.15 su Rai 5. Dagli ambienti montani remoti, alle isole più distanti, il documentario ritrae culture e comunità che continuano a celebrare la vita “immersi nella natura”.
La letteratura ci racconta di decine di persone che hanno scelto di vivere nella natura. Già nei miti greci il dio Pan, forma onirica e divinità che rappresenta la fertilità, viveva nei boschi, rincorrendo ancelle e ninfe. C’è poi tutta una serie di scrittori che per un certo periodo della loro vita hanno scelto la natura. Da Henry David Thoreau, che dopo la sua esperienza scrisse un libro: Walden, ovvero La vita nei Boschi. Thoreau, forte della sua preparazione naturalistica, volle ritirarsi in solitudine nei boschi in quella che era l’America degli esploratori e del viaggio nel Far West. Più recentemente c’è la storia di Christopher McCandless, che lasciò la città e la famiglia per un viaggio in solitaria in Alaska, per ritrovare quella connessione perduta. Su di lui sono stati scritti un libro firmato da Jon Krakauer e un film, diretto da Sean Penn. Entrambi intitolati “Into the Wild“. Non ci sono ovviamente solo artisti che fanno questa scelta. Spesso sono persone accomunate dallo stesso sogno o dallo stesso progetto che scelgono uno stile di vita diverso. A contatto con la natura. Di storie se ne trovano leggendo qua e là. Famosa è quella di Yuri, un avvocato russo che ha lasciato Mosca per vivere nella natura in perfetto stile hobbit.