Stasera in tv appuntamento con Il vento di Alghero
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Stasera in tv appuntamento con Il vento di Alghero

Alla scoperta della Barcellona della Sardegna

Stasera in tv appuntamento con Il vento di Alghero

Sardegna nordoccidentale, Capo Caccia. Su un promontorio di roccia calcarea, chiamato per la sua conformazione il “Gigante che dorme”, si erge solitario un faro bianco. Con i suoi 186 metri oltre il livello del mare, è il faro più alto d’Italia, nonché uno dei più visibili del Mediterraneo, e domina incontrastato il Golfo di Alghero. Abitato per oltre vent’anni da Luigi Critelli, un genovese incaricato di custodirlo e tenerlo in funzione, offre un ottimo punto di partenza per un viaggio verso quella che tutti conoscono come la “Barcellona” della Sardegna. Lo racconta il doc di Gemma Giorgini e Vittorio Rizzo “Il vento di Alghero”, in onda domenica 8 settembre alle 22.10 su Rai 5. Dal 1354 e per quattro secoli, infatti, Alghero è stata una colonia catalana, strappata al dominio dei genovesi. La sua eredità storica la rende un unicum in Sardegna e contribuisce a farne “un’isola nell’isola”. Il centro storico, le fortificazioni, le stradine acciottolate, ma soprattutto il particolarissimo idioma ricordano le atmosfere delle cittadine nordorientali della Spagna. A sugellare ulteriormente questo “gemellaggio” con la Catalogna, una data in particolare, il 25 agosto 1960, quando la nave da crociera Virginia de Churruca approda ad Alghero con 159 catalani, ansiosi di conoscere i loro “fratelli” di lingua. Un evento straordinario, il famoso Viatge del Retrobament, che vede la partecipazione di quasi quindicimila persone, provenienti da tutta la Sardegna. Un ricordo nella memoria storica della città, come testimonia Pasqualino Mellai, sarto di professione e algherese doc, che racconta l’emozione di quel momento come espressione massima dell’identità catalana di Alghero. Ma c’è anche un legame con la Francia: a Porto Conte, a pochi chilometri da Alghero, nel 1944 vive Antoine de Saint-Exupery, che abita ad Alghero gli ultimi mesi della sua vita, e qui scrive gran parte de “La Cittadella” e “Lettera a un americano”.

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