Stasera in tv appuntamento con Iconologie quotidiane
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Stasera in tv appuntamento con Iconologie quotidiane

Borromini, Sant’Ivo alla Sapienza

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La chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza si erge all’interno del cortile del Palazzo della Sapienza, l’antica Università di Roma. La erige, tra il 1642 e il 1660, Francesco Borromini, su incarico di Papa Urbano VIII Barberini. Ne parla lo storico dell’arte Rodolfo Papa a “Iconologie quotidiane”, in onda mercoledì 11 dicembre in terza serata, e in replica alle 8.45 e alle 20.00 su Rai Storia. Borromini lavora su uno spazio ristretto, definito da un cortile e una facciata già esistenti. L’architetto sviluppa il suo progetto verso l’alto, aggiungendo un attico e una cupola che si chiude con una lanterna a spirale su cui emerge una corona di fiamme sormontata da una sfera, una croce e una colomba in ferro battuto.

Nel 1632 Francesco Borromini divenne architetto della Sapienza e cominciò a occuparsi della chiesa che doveva sorgere all’interno del complesso universitario. In quel momento l’impianto del cortile su cui doveva affacciare era già stato definito da Giacomo della Porta, compresa l’esedra terminale, ed era stata anche prevista una chiesa a pianta circolare con piccole cappelle. Borromini, invece, progetta un organismo certamente a pianta centrale, ma dalla geometria complessa.

I lavori iniziano solo nel 1643, anche se probabilmente la progettazione iniziò prima e attraversò varie fasi, compresa la realizzazione di modelli lignei. I lavori proseguirono per oltre vent’anni. La prima fase costruttiva fu dal 1643 al 1655 quando la chiesa si trovava ancora al grezzo e con edifici estranei addossati. Dopo un’interruzione i lavori ripresero nel 1659, con il completamento della chiesa, la realizzazione della Biblioteca universitaria Alessandrina e delle facciate su piazza sant’Eustachio e via dei Canestrari. Nel 1660 la chiesa fu consacrata, anche se i lavori proseguirono ancora per qualche anno. La biblioteca fu invece completata dopo la morte di Borromini.

Nel 1926 il sacerdote Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI, si adoperò per la riapertura.

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