Stasera in tv appuntamento con Documentari d'autore
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Stasera in tv appuntamento con Documentari d’autore

“1948, l’anno che cambiò l’Italia”

Stasera in tv appuntamento con Documentari d'autore

Le prime elezioni politiche in Italia dopo la liberazione e la nascita del lungo periodo di egemonia della Dc che ha collocato il Pci come partito all’opposizione sono al centro del documentario di Bruno Vespa “1948, l’anno che cambiò l’Italia” in onda per il ciclo “Documentari d’autore” sabato 25 novembre alle 23.05 su Rai Storia. Un racconto fatto attraverso la testimonianza di alcuni degli autorevoli protagonisti di quella stagione, da Giorgio Napolitano a Ciriaco De Mita e l’analisi storica di Gianni Oliva, Edoardo Novelli e Liliana Segre.

Il secondo dopoguerra italiano indica un periodo storico compreso tra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni seguenti in un periodo il cui termine va considerato nel contesto complessivo e che può essere determinato schematicamente da date diverse tra di loro, includendo comunque i primi decenni della Prima Repubblica. Secondo un’interpretazione storiografica, il deterioramento del governo di Centro-sinistra “organico”, nato come un tentativo di riformare le istituzioni politiche italiane, segnò la fine di quelle speranze di rinnovamento diffuse nel secondo dopoguerra che in Italia andrebbe quindi collocato in un periodo che va approssimativamente dal 1945 agli anni sessanta, anni che segnarono la crisi definitiva dei partiti e della società civile che avevano fondato la Repubblica nata dopo la guerra.

Dopo la lacerazione causata dalla guerra civile in Italia (1943-1945) e la divisione tra il Centro-Nord, presidiato dai tedeschi, e il Sud, occupato dagli Alleati, alla fine della guerra in Italia si era formata una frantumazione e sovrapposizione dei centri di potere dello Stato: il governo monarchico, il governo d’occupazione degli Alleati, quello dei comandi militari d’occupazione, quello dei Comitati di liberazione nazionale si soverchiavano e contrastavano tra loro determinando una crisi dello stato unitario a cui si era spesso sostituito l’intervento del Vaticano nelle ultime fasi della guerra e dopo l’immediato dopoguerra.

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