Stasera in tv appuntamento con Cronache eroiche
Garibaldi. I Mille e dopo
Garibaldi non può definirsi propriamente un politico professante una precisa ideologia; in un’epoca in cui fiorivano molti ideali politici egli non aderì apertamente a nessuno di essi. Garibaldi attaccò il clericalismo, il conservatorismo, l’assolutismo e qualsiasi ordinamento sociale che fosse basato sull’ingiustizia e la violenza. Del 1865 sono le sue parole:” Ma avete mai inteso che io appartenga a qualche partito? Io ho sempre inteso di appartenere alla nazione italiana” e nel 1867, in un congresso a Ginevra, chiariva: “Noi non vogliamo abbattere le monarchie per fondare repubbliche, ma vogliamo distruggere l’assolutismo per fondare sulle sue rovine la libertà e il diritto”. Egli proclamò una protesta ideale sociale che tuttavia non gli fu riconosciuta dal filosofo anarchico Pierre-Joseph Proudhon che lo accusava di aver intrapreso, assieme a Mazzini, un’unificazione italiana sotto il segno della monarchia sabauda e quindi un’opera di centralizzazione dello Stato a scapito del federalismo rispettoso delle libertà locali delle diverse popolazioni italiane.
I maggiori protagonisti della storia risorgimentale italiana non lo riconobbero come un sostenitore dei loro programmi politici. Per Mazzini, Giuseppe Garibaldi, dopo l’impresa dei Mille, nel suo Memoriale giudica duramente Giuseppe Mazzini:
«Io conosco le masse italiane meglio di Mazzini perché sono sempre vissuto in mezzo ad esse; Mazzini, invece, conosce solo un’Italia intellettuale.»