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I dieci giorni che sconvolsero il mondo
Padre dell’attrice Natal’ja Bondarčuk, Bondarčuk nacque a Bilozerka, nell’oblast’ ucraino di Cherson. Frequentò corsi di recitazione a Rostov, ma dovette abbandonare lo studio a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale, arruolandosi nell’Armata Rossa come attore di intrattenimento per le truppe. Nel dopoguerra tornò a frequentare corsi di recitazione, sotto la direzione di Sergej Gerasimov, che lo fece debuttare nel 1948 in una sua pellicola cinematografica, La giovane guardia.
Assurse alla fama nel 1951, interpretando il poeta Taras Ševčenko nell’omonimo film, diretto da Aleksandr Alov e Vladimir Naumov. L’interpretazione colpì il presidente Stalin che lo insignì del titolo di Artista del popolo dell’Unione Sovietica.
Esordì alla regia nel 1959 con Il destino di un uomo, e nel 1969 si aggiudicò il Premio Oscar quale miglior film straniero per Guerra e pace (Война и мир; Vojna i mir); ma ottenne pure altri riconoscimernti tra cui il Golden Globe, il National Board of Review Award e il New York Film Critics Circle. Da tenere presente che nel film, Bondarčuk ricopre pure uno dei ruoli principali. Nel 1971, invece, il suo film Waterloo, prodotto da Dino De Laurentiis, ottiene il David di Donatello, con un cast “stellare”: Rod Steiger(Napoleone), Christopher Plummer (Lord Wellington) e Orson Welles (il Re di Francia).
Nel 1982 diresse Franco Nero in Messico in fiamme e nel 1983, questa volta in coppia con Sydne Rome, in I dieci giorni che sconvolsero il mondo. Sempre nel 1983 vinse il riconoscimento alla carriera al Festival del cinema di Venezia