Stasera in TV: “A “Italiani” c’è Curzio Malaparte”. Su Rai Storia (canale 54) ritratto di un “cinico pietoso”
Figura controversa, Curzio Malaparte – al secolo Kurt Erich Suckert – dopo aver fatto molto parlare di sé per le prese di posizione e gli atteggiamenti contradditori, per lungo tempo è stato dimenticato. “Fin da ragazzino non è mai stato umile. Lui la credeva un’ipocrisia l’umiltà”, dice la sorella Maria in un’intervista degli anni Ottanta. E’ lui, uomo non gradito ai colleghi intellettuali dell’epoca, il protagonista del doc “Curzio Malaparte, il cinico pietoso”, di Simona Fasulo con la regia di Nicoletta Nesler, in onda stasera alle 21.10 su Rai Storia (canale 54) per il ciclo “Italiani”.
Il documentario ripercorre la sua vita – dalla fuga del 1914 per combattere sul fronte francese a soli 16 anni, fino all’ultimo viaggio in Cina del 1956 – raccontandone le tappe fondamentali attraverso la voce dello storico e biografo Maurizio Serra (“credo che fondamentalmente egli avesse fin dall’adolescenza la necessità di trovarsi sempre diverso da quello che lo circondava”) per capire chi è quel “maledetto toscano” che si è portato dietro la nomea di voltagabbana.
Fascista della prima ora, ha però un atteggiamento critico verso Benito Mussolini, tanto da pubblicare alcuni lavori che il Duce osteggia e critica, da “Tecnica del colpo di stato” a “Don Camaleo”. Spedito in esilio a Lipari e poi inviato come unico osservatore straniero al seguito delle truppe tedesche durante la Seconda guerra mondiale, Malaparte “sembra aver scontato tutto quello che gli italiani non vogliono sapere, non vogliono riconoscere, non vogliono accettare”, come dice Luigi Martellini, curatore del Meridiano Mondadori a lui dedicato nel 1997.
Un divulgatore di verità scomode che nessuno aveva interesse a ricordare. Eppure, due giovani scrittori, Andrea Caterini e Francesco Longo, ne riconoscono l’eccellenza e lo considerano uno dei migliori autori del Novecento, in grado di raccontare la storia contemporanea come pochi altri, e di farlo con uno stile personale e moderno, che lo vede personaggio in scena oltre che autore. Ricordato soprattutto per “Kaputt” e “La pelle”, romanzo censurato e criticato per le scene scabrose e per il cinismo con cui racconta la decadenza di Napoli durante l’occupazione alleata, si rivolge anche a forme diverse di scrittura come il teatro, la rivista, il cinema. “Il Cristo proibito” – film di cui cura anche la regia e le musiche – con Raf Vallone, Gino Cervi, Rina Morelli e Elena Varzi, fu un esperimento interessante che non ebbe il meritato successo.
Il documentario è arricchito da interviste rilasciate alla radio degli anni Cinquanta che confermano quanto Curzio Malaparte sia stato un personaggio tutt’altro che banale: all’estero è ancora considerato uno degli autori più interessanti del Novecento.