Stasera in TV: “”a.C.d.C.” racconta la “Cina, l’impero del tempo””. Su Rai Storia (canale 54) con il professor Barbero
La missione gesuita di Matteo Ricci e dei suoi confratelli in Cina, alla fine del Sedicesimo secolo. La racconta il documentario in due episodi “Cina, l’impero del tempo”, in onda stasera dalle 21.10 su Rai Storia (canale 54), per il ciclo “a.C.d.C.” con l’introduzione del professor Alessandro Barbero. La prima parte del racconto è incentrata sulla figura di Ricci e i suoi tentativi di arrivare a Pechino, alla corte imperiale Ming, sfruttando le sue competenze matematiche e di geometria.
In primo piano c’è “l’incontro-scontro” tra cinesi e occidentali rispetto alla cosmologia e all’astronomia, e quindi alla misurazione del tempo, ai calendari e alle predizioni di fenomeni celesti. Ricci riesce a essere ammesso a corte e converte al Cristianesimo anche alcuni dignitari, appassionati di astronomia. Dopo il fallimento degli astronomi cinesi nella predizioni di un’eclissi solare, Ricci muore e l’imperatore affida a uno dei dignitari convertiti la direzione dell’ufficio astronomico di matematica e la preparazione (riforma) di un nuovo calendario imperiale.
La dinastia Ming viene però deposta e sostituita da quella Manciù, e il destino dei gesuiti con i nuovi dominatori rimane in sospeso. Nella seconda parte, alle 22.10, il protagonista è un confratello di Ricci, il gesuita tedesco Johann Adam Schall von Bell, che riesce a ottenere la direzione dell’ufficio astronomico di matematica e dell’osservatorio imperiale, convincendo il “Gran Segretario” del principe reggente Dorgon grazie a una predizione accurata di un’eclisse parziale di Sole che umilia gli astronomi imperiali.
Ottiene, inoltre, i favori del giovane imperatore Shunzhi che lo vuole come consigliere scientifico. Schall viene successivamente raggiunto dal confratello belga Ferdinand Verbiest. L’imperatore Shunzhi muore però di vaiolo e si scatena una lotta di successione, in questa fase riemerge l’odio per gli “usurpatori occidentali”, fomentato dai mandarini che precedentemente erano a capo dell’ufficio matematico e dell’osservatorio. Schall, Verbiest e altri confratelli vengono arrestati. Il vecchio gesuita tedesco muore.
Con l’ascesa del nuovo imperatore, Kangxi, Verbiest torna invece a rivestire il suo ruolo, sconfiggendo in varie prove e predizioni i suoi avversari, pubblicamente. L’amicizia tra Verbiest e l’imperatore crescerà, il gesuita otterrà la riammissione di numerosi confratelli esiliati e sarà elevato al più alto grado della gerarchia dei mandarini. Morirà nel 1688 e sarà sepolto vicino a Matteo Ricci e Adam Schall.