Tiberio Sempronio Gracco lascia per la prima volta un segno nella storia conquistando la corona d’oro dal generale Scipione Emiliano, superando per primo le mura nella vittoriosa battaglia di Cartagine. Tornato a Roma, ora “capitale del mondo”, scopre che il crescente divario tra ricchi e poveri minaccia le fondamenta della Repubblica. Per raccontare la figura del tribuno Giorgio Zanchini incontra la professoressa Maria Teresa D’Alessio nel nuovo appuntamento con “
5000 anni e +. La lunga storia dell’umanità” in onda martedì 14 maggio alle 21.10 in prima visione su Rai Storia.
Opponendosi ai latifondisti, Tiberio Sempronio Gracco diviene un eroe tra il popolo romano e il suo nuovo suocero, il senatore Appio Claudio Pulcro, lo sostiene in una campagna di successo per diventare il loro tribuno. Snobba il Senato e porta le sue proposte di riforma agraria direttamente all’Assemblea del Popolo, il Senato diffonde false voci sulla sua intenzione di farsi re e nei disordini che ne conseguono Tiberio Gracco viene assassinato.
Figlio maggiore dell’omonimo Tiberio Sempronio Gracco di origine plebea e di Cornelia, figlia di Publio Cornelio Scipione Africano, di antica famiglia aristocratica, appartenne quindi all’oligarchia patrizio-plebea. Il legame genealogico paterno con la gens plebea permette a Tiberio prima, a Gaio poi, l’ascesa al tribunato (133 e 123 a.C.), quindi il primo contatto con l’attività politica del senato. Poco più che fanciullo fece parte dei sacerdoti auguri grazie anche all’approvazione dell’influente senatore Appio Claudio Pulcro che poco più tardi gli diede in moglie la figlia Claudia, da cui non ebbe nessun figlio. Nel 146 a.C. all’età di diciassette anni militò in Libia sotto il comando del cognato Scipione Emiliano. Nove anni dopo, al suo ritorno a Roma venne eletto questore e dovette partire per la guerra contro i Numantini sotto il comando del console Gaio Ostilio Mancino.