Stasera in RADIO: “Fabio Luisi chiude su Radio3 i “Concerti per la ripresa””. Musiche di Copland e Šostakovic con l’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai
È uno dei direttori d’orchestra italiani più affermati all’estero. Attualmente ricopre incarichi prestigiosi presso l’Opera di Zurigo, l’Orchestra della Radio Danese, ed è Direttore Musicale designato della Dallas Symphony Orchestra. È Fabio Luisi, protagonista del settimo e ultimo dei “Concerti per la ripresa” dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai in programma stasera alle 20.30 all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino, in diretta su Radio3 e in streaming sul portale di Rai Cultura.
Negli ultimi anni Luisi è stato protagonista di diversi concerti di successo con l’Orchestra Rai a Torino, ma anche nell’Aula del Senato della Repubblica, in occasione del concerto di Natale del 2018.
È stato Direttore Principale dei Wiener Symphoniker – ha ricevuto dall’orchestra la medaglia e l’anello d’oro intitolati a Bruckner – Direttore Musicale Generale della Staatskapelle e della Sächsische Staatsoper di Dresda, Direttore Principale del Metropolitan di New York e del Maggio Fiorentino.
Per il suo ritorno con la compagine Rai propone due pagine novecentesche: la suite dalle musiche di scena per Quiet City dello statunitense Aaron Copland e la Sinfonia n. 14 di Dmitrij Šostakovič, protagonista indiscusso della musica sovietica dalla Seconda Guerra Mondiale in poi. Con lui solisti illustri come il soprano austriaco Sandra Trattnigg, partner abituale dei maggiori direttori di oggi tanto nell’opera quanto nel repertorio sinfonico, e il basso-baritono tedesco Matthias Goerne, universalmente acclamato anche come interprete di Lieder.
Quiet City è un dramma scritto nel 1939 da Irwin Shaw, e narra le vicende diverse di due fratelli, uomo d’affari l’uno, indipendente e non convenzionale l’altro, che si aggira di notte per la città suonando la tromba e cercando di riprodurre le emozioni delle persone che incontra. Dalle musiche di scena composte per Quiet City Copland trasse nel 1940 una breve suite per corno inglese, tromba e archi, che traduce le suggestioni del lavoro di Shaw in sonorità rarefatte e sospese.
Si rivolge invece alla poesia più alta – il concerto si intitola appunto “Šostakovič e le grandi liriche” – la Sinfonia n. 14 per soprano, basso, archi e percussioni. Siamo nel 1969, in avanzato disgelo: Šostakovič dà suono a versi di Federico García Lorca, Guillaume Apollinaire, Vilgelm Kyukhelbeker e Rainer Maria Rilke in undici pagine di eccezionale efficacia. Il tema comune è la morte, inquadrata in situazioni diverse e letta con diverse implicazioni, alternando drammaticità e distensione, rassegnazione e protesta. Giunto al vertice della sua maturità il compositore aggiunge alla sua storia già imponente di sinfonista una tessera anomala, impiegando la voce e sostituendo ai grandi organici a lui abituali le sonorità eterogenee di archi e percussioni. La musica interpreta i testi poetici, spesso “difficili”, con evocazioni stilizzate e sempre pertinenti, aggiungendovi una intensa carica espressiva e una comunicatività immediata, espandendo il senso delle parole in una dimensione emotiva al tempo stesso forte e contenuta.