Stasera il gap generazionale, in "A casa di Maria Latella"
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Stasera il gap generazionale, in “A casa di Maria Latella”

Ospiti Luigi Di Maio, Valentina Vezzali, Paolo Crepet e Alberto Forchielli

Stasera il gap generazionale, in "A casa di Maria Latella"
Come cambia l’approccio educativo in un mondo sempre più frenetico e complesso? Quali sono le sfide principali per i genitori moderni e come possono bilanciare il loro ruolo tra responsabilità familiari, lavoro e aspettative sociali? Il confronto generazionale e la crescente paura del conflitto tra genitori e figli sono i temi al centro del nuovo appuntamento con “A casa di Maria Latella”, in onda martedì 8 ottobre alle 23.15 su Rai 3. La padrona di casa approfondirà l’argomento con i suoi ospiti: l’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio, attualmente rappresentante speciale dell’Ue per il Golfo, lo psicologo, educatore e sociologo Paolo Crepet, la pluricampionessa olimpica di fioretto Valentina Vezzali e l’imprenditore ed economista Alberto Forchielli. A fermarsi per quattro chiacchiere dopo cena sarà Luigi Di Maio che risponderà ad alcune domande della conduttrice su temi di politica interna ed estera e sui suoi attuali impegni politici.
Il termine gap generazionale fu utilizzato per la prima volta nei paesi occidentali durante gli anni sessanta per descrivere le forti differenze culturali che si erano create fra la generazione dei Baby Boomers e quella dei loro genitori. Anche se alcune di queste differenze generazionali sono sempre esistite, durante questo periodo le differenze fra le due generazioni conseguenti crebbero in modo significativo rispetto al passato, in particolare su argomenti come i gusti musicali, la moda, l’uso di droghe e la politica. Il gap fu più sentito probabilmente anche perché la generazione dei Baby Boomers ebbe dimensioni senza precedenti (dopo la seconda guerra mondiale ci fu un forte incremento delle nascite).
Durante “Gli anni ruggenti” un gap generazionale si verificò in quanto la vecchia generazione, che aveva combattuto in guerra, trovava inappropriato che i giovani andassero nelle sale da ballo ad ascoltare e ballare il jazz

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