Simone Graziano esplora la poliritmia intorno a noi con il nuovo “Sexuality” in uscita per Auand Records Nella forma, quasi un concept album sulla poliritmia. Nella sostanza, un invito a riappropriarsi del contatto diretto con gli esseri umani. Il nuovo lavoro di Simone Graziano, in uscita per Auand, si intitola Sexuality ed è il terzo capitolo nella storia del quintetto Frontal, che si conferma uno dei progetti più solidi del pianista fiorentino. Dopo 10 anni insieme, Dan Kinzelman al sax tenore, Reinier Baas alla chitarra, Gabriele Evangelista al contrabbasso, Stefano Tamborrino alla batteria, e ovviamente Simone Graziano al pianoforte e Fender Rhodes sono ormai un gruppo inossidabile con una visione condivisa della musica. Per dirla con le parole del leader: «Se non li conoscessi e li sentissi suonare, li chiamerei nel mio gruppo». La new entry è Reinier Baas («L’avevo sentito nel 2017 al Südtirol Jazz Festival, ne rimasi folgorato. L’anno dopo suonammo per la prima volta al Südtirol proprio con Reinier ospite, e da quel momento decisi che nel futuro album ci sarebbe stato anche lui»), mentre nella lineup manca David Binney, che sin dalla nascita di Frontal è stato un elemento chiave: «Con Dave continuiamo e continueremo a suonare portando avanti i due gruppi parallelamente: il quintetto con due sax e il quintetto con sax e chitarra» assicura Graziano. Il lavoro per la realizzazione di “Sexuality” è iniziato due anni fa ed è il frutto di una ricerca interamente ispirata al libro di Simha Arom “African Polyphony and Polyrhythm” (che un gigante come György Ligeti considerava un’opera di enorme importanza). «Simha – racconta Graziano – era un cornista che avrebbe dovuto fermarsi quattro giorni nella Repubblica Centrafricana per alcuni concerti in orchestra. Poi si è imbattuto nella musica delle bande pigmee dell’Africa Centrale, e ha finito per restarci quattro anni, trascrivendo tutto il repertorio e tutti le linee strumentali dei vari gruppi pigmei». Graziano ha passato un lungo periodo ad approfondire il concetto di poliritmia nella teoria e nella pratica, nel tentativo di capire a fondo la differenza di approccio al ritmo fra la cultura africana e quella europea. «L’idea di base – aggiunge – è creare livelli ritmici diversi che convivono nello stesso momento. Del resto è quello che avviene costantemente nella vita reale: mentre scrivo sento il suono della moto che passa, dell’ascensore che sale, le voci di passanti per la strada, cui si aggiunge il ticchettio delle dita sulla tastiera del computer. Siamo abituati a selezionare ed eliminare ciò che consideriamo “superfluo”, ma in realtà la natura è intrisa di poliritmia e polifonia. La musica di questo disco cerca di rappresentare la complessità della natura». Se la parte sulla forma è chiara, la scelta del titolo va invece ricercata nella sostanza dell’album, e nei temi che la sua musica affronta. «Il titolo – aggiunge il pianista – è ispirato al libro di Stephen Mitchell, “L’amore può durare”. L’assunto iniziale è semplice: degli elementi costitutivi del sesso noi conosciamo solo i fattori ambientali, genetici, biologico-ormonali, generazionali. La scienza non riesce a spiegare fino in fondo da cosa nasca questa forza che lega, nei più svariati modi, tutti gli esseri viventi. È proprio su questo cono d’ombra che da sempre hanno agito i poteri forti: religioni e governanti hanno sempre cercato di esercitare un controllo sulla sessualità, consci di poter così controllare una grande fetta dell’umanità. Oggi si assiste ad un’altra forma di controllo del sesso: le innumerevoli chat sulle diverse piattaforme social. A ciò si aggiunge la pornografia sul web, alla portata di chiunque con una manciata di click». Il tutto al carissimo prezzo dei propri dati sensibili, tracciati e rivenduti come merce di scambio. «”Sexuality” – conclude Simone Graziano – vuole essere una spinta a recuperare il valore del contatto reale e dell’unione tra gli esseri umani. Sia ben chiaro, non per un senso etico, ma come forma di ribellione a un sistema che lucra sul nostro piacere».

Simone Graziano esplora la poliritmia intorno a noi con il nuovo “Sexuality” in uscita per Auand Records

Nella forma, quasi un concept album sulla poliritmia. Nella sostanza, un invito a riappropriarsi del contatto diretto con gli esseri umani. Il nuovo lavoro di Simone Graziano, in uscita per Auand, si intitola Sexuality ed è il terzo capitolo nella storia del quintetto Frontal, che si conferma uno dei progetti più solidi del pianista fiorentino.Simone Graziano esplora la poliritmia intorno a noi con il nuovo “Sexuality” in uscita per Auand Records Nella forma, quasi un concept album sulla poliritmia. Nella sostanza, un invito a riappropriarsi del contatto diretto con gli esseri umani. Il nuovo lavoro di Simone Graziano, in uscita per Auand, si intitola Sexuality ed è il terzo capitolo nella storia del quintetto Frontal, che si conferma uno dei progetti più solidi del pianista fiorentino. Dopo 10 anni insieme, Dan Kinzelman al sax tenore, Reinier Baas alla chitarra, Gabriele Evangelista al contrabbasso, Stefano Tamborrino alla batteria, e ovviamente Simone Graziano al pianoforte e Fender Rhodes sono ormai un gruppo inossidabile con una visione condivisa della musica. Per dirla con le parole del leader: «Se non li conoscessi e li sentissi suonare, li chiamerei nel mio gruppo». La new entry è Reinier Baas («L’avevo sentito nel 2017 al Südtirol Jazz Festival, ne rimasi folgorato. L’anno dopo suonammo per la prima volta al Südtirol proprio con Reinier ospite, e da quel momento decisi che nel futuro album ci sarebbe stato anche lui»), mentre nella lineup manca David Binney, che sin dalla nascita di Frontal è stato un elemento chiave: «Con Dave continuiamo e continueremo a suonare portando avanti i due gruppi parallelamente: il quintetto con due sax e il quintetto con sax e chitarra» assicura Graziano. Il lavoro per la realizzazione di “Sexuality” è iniziato due anni fa ed è il frutto di una ricerca interamente ispirata al libro di Simha Arom “African Polyphony and Polyrhythm” (che un gigante come György Ligeti considerava un’opera di enorme importanza). «Simha – racconta Graziano – era un cornista che avrebbe dovuto fermarsi quattro giorni nella Repubblica Centrafricana per alcuni concerti in orchestra. Poi si è imbattuto nella musica delle bande pigmee dell’Africa Centrale, e ha finito per restarci quattro anni, trascrivendo tutto il repertorio e tutti le linee strumentali dei vari gruppi pigmei». Graziano ha passato un lungo periodo ad approfondire il concetto di poliritmia nella teoria e nella pratica, nel tentativo di capire a fondo la differenza di approccio al ritmo fra la cultura africana e quella europea. «L’idea di base – aggiunge – è creare livelli ritmici diversi che convivono nello stesso momento. Del resto è quello che avviene costantemente nella vita reale: mentre scrivo sento il suono della moto che passa, dell’ascensore che sale, le voci di passanti per la strada, cui si aggiunge il ticchettio delle dita sulla tastiera del computer. Siamo abituati a selezionare ed eliminare ciò che consideriamo “superfluo”, ma in realtà la natura è intrisa di poliritmia e polifonia. La musica di questo disco cerca di rappresentare la complessità della natura». Se la parte sulla forma è chiara, la scelta del titolo va invece ricercata nella sostanza dell’album, e nei temi che la sua musica affronta. «Il titolo – aggiunge il pianista – è ispirato al libro di Stephen Mitchell, “L’amore può durare”. L’assunto iniziale è semplice: degli elementi costitutivi del sesso noi conosciamo solo i fattori ambientali, genetici, biologico-ormonali, generazionali. La scienza non riesce a spiegare fino in fondo da cosa nasca questa forza che lega, nei più svariati modi, tutti gli esseri viventi. È proprio su questo cono d’ombra che da sempre hanno agito i poteri forti: religioni e governanti hanno sempre cercato di esercitare un controllo sulla sessualità, consci di poter così controllare una grande fetta dell’umanità. Oggi si assiste ad un’altra forma di controllo del sesso: le innumerevoli chat sulle diverse piattaforme social. A ciò si aggiunge la pornografia sul web, alla portata di chiunque con una manciata di click». Il tutto al carissimo prezzo dei propri dati sensibili, tracciati e rivenduti come merce di scambio. «”Sexuality” – conclude Simone Graziano – vuole essere una spinta a recuperare il valore del contatto reale e dell’unione tra gli esseri umani. Sia ben chiaro, non per un senso etico, ma come forma di ribellione a un sistema che lucra sul nostro piacere».

Dopo 10 anni insieme, Dan Kinzelman al sax tenore, Reinier Baas alla chitarra, Gabriele Evangelista al contrabbasso, Stefano Tamborrino alla batteria, e ovviamente Simone Graziano al pianoforte e Fender Rhodes sono ormai un gruppo inossidabile con una visione condivisa della musica. Per dirla con le parole del leader: «Se non li conoscessi e li sentissi suonare, li chiamerei nel mio gruppo». La new entry è Reinier Baas («L’avevo sentito nel 2017 al Südtirol Jazz Festival, ne rimasi folgorato. L’anno dopo suonammo per la prima volta al Südtirol proprio con Reinier ospite, e da quel momento decisi che nel futuro album ci sarebbe stato anche lui»), mentre nella lineup manca David Binney, che sin dalla nascita di Frontal è stato un elemento chiave: «Con Dave continuiamo e continueremo a suonare portando avanti i due gruppi parallelamente: il quintetto con due sax e il quintetto con sax e chitarra» assicura Graziano.

Il lavoro per la realizzazione di “Sexuality” è iniziato due anni fa ed è il frutto di una ricerca interamente ispirata al libro di Simha Arom “African Polyphony and Polyrhythm” (che un gigante come György Ligeti considerava un’opera di enorme importanza). «Simha – racconta Graziano – era un cornista che avrebbe dovuto fermarsi quattro giorni nella Repubblica Centrafricana per alcuni concerti in orchestra. Poi si è imbattuto nella musica delle bande pigmee dell’Africa Centrale, e ha finito per restarci quattro anni, trascrivendo tutto il repertorio e tutti le linee strumentali dei vari gruppi pigmei». Graziano ha passato un lungo periodo ad approfondire il concetto di poliritmia nella teoria e nella pratica, nel tentativo di capire a fondo la differenza di approccio al ritmo fra la cultura africana e quella europea. «L’idea di base – aggiunge – è creare livelli ritmici diversi che convivono nello stesso momento. Del resto è quello che avviene costantemente nella vita reale: mentre scrivo sento il suono della moto che passa, dell’ascensore che sale, le voci di passanti per la strada, cui si aggiunge il ticchettio delle dita sulla tastiera del computer. Siamo abituati a selezionare ed eliminare ciò che consideriamo “superfluo”, ma in realtà la natura è intrisa di poliritmia e polifonia. La musica di questo disco cerca di rappresentare la complessità della natura».

Se la parte sulla forma è chiara, la scelta del titolo va invece ricercata nella sostanza dell’album, e nei temi che la sua musica affronta. «Il titolo – aggiunge il pianista – è ispirato al libro di Stephen Mitchell, “L’amore può durare”. L’assunto iniziale è semplice: degli elementi costitutivi del sesso noi conosciamo solo i fattori ambientali, genetici, biologico-ormonali, generazionali. La scienza non riesce a spiegare fino in fondo da cosa nasca questa forza che lega, nei più svariati modi, tutti gli esseri viventi. È proprio su questo cono d’ombra che da sempre hanno agito i poteri forti: religioni e governanti hanno sempre cercato di esercitare un controllo sulla sessualità, consci di poter così controllare una grande fetta dell’umanità. Oggi si assiste ad un’altra forma di controllo del sesso: le innumerevoli chat sulle diverse piattaforme social. A ciò si aggiunge la pornografia sul web, alla portata di chiunque con una manciata di click». Il tutto al carissimo prezzo dei propri dati sensibili, tracciati e rivenduti come merce di scambio. «”Sexuality” – conclude Simone Graziano – vuole essere una spinta a recuperare il valore del contatto reale e dell’unione tra gli esseri umani. Sia ben chiaro, non per un senso etico, ma come forma di ribellione a un sistema che lucra sul nostro piacere».

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