Santoianni vince la XXIII edizione del Premio Fabrizio De André
Un’eco di malinconia, un velo di cinismo, un pizzico di rabbia: sono questi gli ingredienti che Donato Santoianni, in arte “Santoianni”, mescola con maestria nel suo ultimo lavoro discografico, “La Soglia dei Trenta”. Un album che non si limita a raccontare, ma che scava a fondo nell’animo di una generazione, quella dei trentenni di oggi, alle prese con un futuro incerto e un presente che sa di promesse mancate.
Un ritratto impietoso della società contemporanea
“La Soglia dei Trenta” non è un album per stomaci deboli. Santoianni non usa giri di parole, non addolcisce la pillola. Il suo sguardo è lucido, a tratti spietato, mentre fotografa una società che sembra aver smarrito la strada, persa in un vortice di consumismo sfrenato e apatia dilagante.
Dall’abuso di sostanze stupefacenti tra i giovani alla mercificazione della musica nell’era dello streaming, passando per le scottanti questioni legate all’immigrazione, Santoianni affronta temi scomodi con la schiettezza di chi non ha paura di dire la propria.
“Questa canzone non vale niente”: un inno alla disillusione?
Emblematico, in questo senso, è il brano “Questa canzone non vale niente”, che ha recentemente regalato a Santoianni la vittoria del Premio Bindi e del prestigioso “PREMIO FABRIZIO DE ANDRÉ – Parlare Musica”. Un titolo provocatorio, quasi un grido di resa, che racchiude in sé tutta la frustrazione di chi si scontra con la dura realtà del mondo musicale contemporaneo.
Eppure, proprio in questa disillusione si cela una forza inaspettata. La vittoria di ben due premi importanti dimostra come il messaggio di Santoianni, per quanto amaro, sia riuscito a toccare le corde giuste, a creare un ponte con chi, come lui, si sente spaesato e disorientato di fronte al futuro.
Un viaggio introspettivo tra le pieghe dell’anima
“La Soglia dei Trenta” è un album che si snoda come un flusso di coscienza, un viaggio introspettivo che parte dalla delusione per arrivare a una presa di coscienza più profonda.
“Come ci sono arrivato fin qua?”, si chiede Santoianni in uno dei brani più intimi e toccanti del disco. Una domanda che risuona come un’eco nelle orecchie di chi, arrivato a un certo punto della propria vita, si ritrova a fare i conti con le proprie scelte, con i propri sogni infranti e con le speranze che ancora resistono, tenaci, nel profondo.
Un sound moderno per raccontare il disagio di un’epoca
Musicalmente, “La Soglia dei Trenta” si muove con disinvoltura tra sonorità moderne e richiami alla grande tradizione cantautorale italiana. Merito anche della collaborazione con Luca Lanza e Molla, che hanno curato la produzione artistica dell’album, dando vita a un sound fresco e attuale, capace di parlare al cuore di un pubblico trasversale.
Un artista in continua evoluzione
Classe 1994, Santoianni non è un nome nuovo nel panorama musicale italiano. Dopo aver mosso i primi passi nel mondo della musica nel 2009 con Sanremo Lab, ha intrapreso un percorso artistico in costante crescita, collaborando con artisti del calibro di Ron e scrivendo brani per colonne sonore di film presentati a importanti festival internazionali.
Con “La Soglia dei Trenta”, Santoianni si conferma una delle voci più interessanti e autentiche della nuova scena cantautorale italiana. Un artista che non ha paura di mettersi a nudo, di raccontare senza filtri la propria verità, anche quando questa è scomoda, difficile da digerire.
La tracklist di “La Soglia dei Trenta”:
- Questa canzone non vale niente
- IA (Intelligenza artificiale)
- Nulla da perdere
- La soglia dei trenta
- Il cambio di stagione
- Non ce la posso fare
- La festa del paese
- Come ci sono arrivato fin qua
Un album che lascia il segno
“La Soglia dei Trenta” è un album che non lascia indifferenti. Che siate d’accordo o meno con la visione di Santoianni, non potrete fare a meno di riconoscere la sincerità e la profondità di un lavoro discografico che si fa portavoce di un disagio generazionale sempre più diffuso.
Un album che, come un pugno nello stomaco, ci costringe a fermarci a riflettere, a guardarci dentro e a interrogarci sul mondo che stiamo costruendo per noi e per le generazioni future.