Rischi ambientali, così le aziende possono proteggersi dai e diventare più competitive: dalla ricerca gli approcci innovativi per i nuovi scenari normativi e di mercato
Il 24 per cento delle aziende italiane ha subìto danni da eventi accidentali legati alle diverse tipologie di rischio ambientale, eppure soltanto il 62 per cento si è dotata di misure di prevenzione e “gestione del rischio” in campo ambientale, una percentuale che scende ancora in riferimento alle PMI. Muovendo da questi dati, il Tavolo di Management dell’Osservatorio sulla Green Economy (GEO), gestito dal Centro GREEN dell’Università Bocconi e dal Laboratorio SuM dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna, organizza per giovedì 14 ottobre alle ore 14.30 un convegno online per riflettere sui rischi ambientali e sulle opportunità per un maggiore impegno delle imprese nella gestione proattiva e preventiva di questi rischi.
L’incontro prende spunto dall’attività di UNI e Pool Ambiente, i due partner che hanno sviluppato e pubblicato la prassi di riferimento UNI/PdR 107:2021 “Ambiente Protetto – Linee guida per la prevenzione dei danni all’ambiente – Criteri tecnici per un’efficace gestione dei rischi ambientali”, per fornire alle imprese di qualunque settore e dimensione uno strumento pratico con l’intento di rendere più efficace la politica di tutela dell’ambiente e, in particolare, la prevenzione di eventuali danni a terreno, acqua, aria, specie e habitat naturali.
Da uno studio condotto nell’ambito dell’Osservatorio GEO dai ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Università Bocconi, emerge infatti come il 24 per cento delle aziende italiane abbia subìto danni da eventi accidentali legati alle più svariate tipologie di rischio ambientale. Eppure, a fronte di questo dato, lo stesso studio evidenzia come solo il 62 per cento delle aziende italiane si sia dotata di misure di gestione del rischio in campo ambientale. Questa percentuale scende addirittura al 52 per cento per le piccole e medie imprese. A fronte di questo scenario, è emersa dallo studio, commissionato da Pool Ambiente, l’opportunità di incentivare l’adozione – da parte del sistema produttivo italiano – di misure di prevenzione e gestione del rischio ambientale.
Durante il convegno online, viene presentata in anteprima la certificazione UNI/PdR 107:2021, nata per contribuire alla prevenzione dei danni e alla diminuzione della frequenza e intensità degli eventi incidentali; fornire alle organizzazioni indicazioni dettagliate su come devono essere eseguite le manutenzioni e i controlli operativi dei propri impianti che potenzialmente possono diventare sorgente di danno all’ambiente; fornire alle organizzazioni uno strumento per valorizzare il proprio impegno nella tutela dell’ambiente.
Gli scenari di danno all’ambiente, considerati dalla prassi, sono molteplici: dagli effetti diretti e indiretti provocati dagli incendi (fumi, ricadute al suolo di sostanze chimiche) alle perdite da serbati e vasche (sia interrate che fuoriterra), dagli sversamenti da aree di deposito e movimentazione di rifiuti alle emissioni in atmosfera fuori norma.
Le imprese che applicheranno in maniera corretta i requisiti della nuova prassi di riferimento potranno richiedere la certificazione – che potrà essere rilasciata a cura di un organismo accreditato presso Accredia – e ottenere il Marchio UNI. Per le aziende che otterranno la certificazione sulla base della prassi UNI sono previsti benefici economici come sconti sui premi assicurativi delle polizze ambientali.
Sempre durante il convegno di giovedì 14 ottobre, viene presentato anche l’approccio metodologico e operativo sviluppato dall’Osservatorio GEO, tradotto in un tool di “risk assessment”, mirato a supportare le imprese nella corretta identificazione e gestione dei rischi legati alle tematiche ambientali che, oltre agli aspetti tecnici evidenziati nella PdR UNI 107:2021, ricomprende tutti i rischi ambientali che intaccano potenzialmente la sfera strategica del management d’impresa.
Il metodo GEO aiuta le imprese a valutare, ad esempio, i rischi legati alla capacità dell’azienda di gestire i potenziali danni e le opportunità inesplorate nei seguenti ambiti: Asset integrity, perdita di integrità, sicurezza e affidabilità degli impianti; Business continuity, incapacità di mantenere la fornitura di prodotti e l’erogazione di servizi a livelli accettabili a seguito di un episodio di crisi; Legal liability, coinvolgimento in illeciti ambientali e danni provocati da un comportamento negligente o colposo; Reputation, perdita di fiducia dei clienti o degli stakeholder, generata a seguito di una scelta negativa o di un errore operativo in ambito ambientale; Market response, conseguenze sul mercato di eventi ambientali negativi; Financial balance, perdita di stabilità finanziaria, in termini sia di equilibrio di bilancio, sia di quotazione sui mercati.
“La capacità di restare sul mercato e di operare in modo efficace nell’arena competitiva – sottolinea Fabio Iraldo, docente dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna e condirettore dell’Osservatorio GEO dell’Università Bocconi – oggi dipende in misura straordinariamente importante da come l’azienda sa prevenire, minimizzare e gestire i rischi cosiddetti ESG, connessi alle dimensioni environmental, social and governance. Gli strumenti presentati in questo convegno, sia di certificazione di UNI-Pool Ambiente, che di risk assessment di Sant’Anna-Bocconi, costituiscono un salto di qualità – conclude Fabio Iraldo – nella gestione dei rischi ‘materiali’ (tecnici e operativi), ma anche ‘immateriali’, ovvero finanziari, reputazionali, competitivi derivanti in particolare dalla sottovalutazione del capitale naturale”.