Rete 4 – Al via la serie-evento «FROZEN PLANET II»
In onda da giovedì 22 dicembre in prima serata su Retequattro, in esclusiva assoluta per l’Italia, la serie documentaristica BBC Frozen Planet II, che racconta come mai prima d’ora meraviglie e pericoli cui sono sottoposte le aree ghiacciate del nostro Pianeta.
Girato utilizzando tecnologie innovative, il monumentale documentario racconta i regni ghiacciati mentre si trovano alle soglie di grandi cambiamenti. Le temperature, infatti, aumentano a un ritmo senza precedenti e il Pianeta Ghiacciato sta svanendo sotto ai nostri occhi. Ed è proprio questa è la mission della serie: documentare l’impatto di questa congiuntura sulla Terra, nel suo complesso.
Nel 2011, Frozen Planet aveva offerto agli spettatori un punto di vista senza precedenti sulla vita nei Poli. 11 anni dopo, Frozen Planet II è tornato nell’Artico e nell’Antartico, ma andando oltre, per documentare la complessa vita di fauna e flora nelle regioni più fredde del mondo.
Montagne, deserti, foreste, oceani, in Antartide, Pakistan, Mongolia, Russia, Canada, Groenlandia, Norvegia, Kenya, Giappone, Nuova Zelanda, Patagonia, Svizzera, Peru, Cina, Georgia, Finlandia, Svezia, Alaska, Nepal, Oceano Antartico. Ovvero, gli ultimi luoghi selvaggi del Pianeta: territori nei quali vivono solo eroici gruppi di animali e dove ogni specie è costretta a sfide estreme.
Frozen Planet II è stato realizzato dalla Natural History Unit di BBC Studios e co-prodotto da BBC America, Open University, Migu Video, ZDF e France Televisions.
Italia:
– con l’Aquila Reale del Parco del Gran Paradiso: per la prima volta, è stata ripresa una coppia di aquile reali che uccidono una capra Camosciata, animale che è cinque volte il loro peso;
– con l’erosione dei ghiacciai europei, quindi anche di quelli alpini: il ghiacciaio del Gran Paradiso, quest’anno ha subito un ritiro frontale di oltre 209 metri rispetto al 2021 e quello del Grand Etret, punto di riferimento per tutti gli altri, si è ridotto del 58% dal ’99, con una perdita di spessore di oltre 25 metri; come un palazzo di 8 piani;
– con Samantha Cristoforetti, che dalla ISS ha raccolto le immagini che comprovano il disastro climatico cui la Terra sta andando incontro.
Numeri:
– il team di Frozen Planet II ha realizzato un totale di 102 riprese, di cui 31 da remoto, anche con troupe locali;
– nel complesso si sono resi necessari 2.188 giorni sul campo, nell’arco di quattro anni e mezzo, in tutti i continenti, in 18 diversi paesi;
– il periodo più lungo trascorso senza interruzioni, on field, è stato di tre mesi;
– il viaggio più lungo verso una location ha richiesto tre settimane;
– Il periodo di quarantena più lungo è stato di 42 giorni.
Tecnologie:
– i droni hanno permesso di filmare, in luoghi remoti, sia i paesaggi sia i comportamenti degli animali:
o i light-weight drone offrono una prospettiva ottimale, in situazioni in cui altre riprese aeree sarebbero state difficili o impossibili;
o i GPS-programmed drone sono stati utilizzati per volare su rotte specifiche e catturare le modifiche del paesaggio, anche negli anni, e rivelare i cambiamenti nei ghiacci marini;
o gli high speed FPV (first-person view) ‘racer’ drone ad alta velocità, utilizzati per filmare le valanghe, adottati per la prima volta in assoluto in un documentario televisivo;
o i thermal drone sono stati utilizzati per consentire al team di filmare in notturna;
– High-Definition Remote Camera Trap, fototrappole 4K impiegate in luoghi in cui si trovano animali troppo timidi per essere filmati;
– Long Term Time-Lapse Camera, speciali telecamere time-lapse istallate sui ghiacciai per documentarne i cambiamenti;
– riprese in Time-Lapse e Lapsed-Time in quota e dallo spazio, con esperti di imaging spaziale e scienziati, per confrontare e sovrapporre vecchie immagini a nuove, oltre a svariati sopralluoghi, e rivelare i profondi cambiamenti dei ghiacciai delle Alpi europee;
– Rebreather Diving Technology e Pole Camera, i primi, cruciali per tutte le sequenze subacquee, hanno consentito di rimanere in immersione per periodi più lunghi e in presenza di animali dal comportamento imprevedibile; e, dove le condizioni erano troppo pericolose per immergersi sono state progettate e utilizzate telecamere speciali, che hanno consentito agli operatori di rimanere in superficie.