REGIO OPERA FESTIVAL A Difesa della Cultura. La serva padrona e Pimpinone: due opere buffe per serate spensierate sotto le stelle di Torino
Il Regio Opera Festival. A Difesa della Cultura ci ha permesso di scoprire una meraviglia in centro città, il Cortile di Palazzo Arsenale, e di riassaporare, finalmente, la musica dal vivo, in una platea all’aperto da 1000 posti in totale sicurezza.
Sabato 17 luglio alle ore 21 (e in replica martedì 20 luglio alle ore 21) va in scena La serva padrona, intermezzo buffo di Giovanni Battista Pergolesi su libretto di Gennarantonio Federico. A distanza di una settimana, sabato 24 luglio alle ore 21 (replica martedì 27 luglio alle ore 21) presentiamo un titolo mai rappresentato a Torino: Pimpinone ovvero le nozze infelici, intermezzo giocoso di Georg Philipp Telemann su libretto di Pietro Pariati, nella versione in lingua italiana.
Due gustosissimi cammei settecenteschi, diretti antenati di quello che è poi diventato il genere dell’opera buffa. Sarà come vedere (quasi) la stessa storia – una storia di riscatto ed emancipazione femminile piena di gag e situazioni comiche – attraverso le penne di due autori. Il nostro valente Giulio Laguzzi dirige l’Orchestra del Teatro Regio, Carlo Caputo è maestro al fortepiano; in scena, per entrambi i titoli il basso Marco Filippo Romano e il mezzosoprano Francesca Di Sauro, entrambi applauditissimi nel memorabile Così fan tutte recentemente diretto al Regio da Riccardo Muti; completa il cast il mimo Pietro Pignatelli. La regia delle due opere è affidata a Mariano Bauduin, per 22 anni braccio destro di Roberto De Simone, fondatore del “The Beggars’ Theatre – Il Teatro dei Mendicanti” nella degradata periferia Est di Napoli, dove impegno civile e recupero umano si combinano con un altissimo livello artistico e professionale e oltre anche Direttore de “Gli Alberi di Canto Teatro”, per anni la compagnia che ha prodotto gli ultimi spettacoli del Maestro De Simone. Le due nuove produzioni sono interamente made in Regio, con le scene a cura di Claudia Boasso, i costumi di Laura Viglione e le luci di Andrea Anfossi
Giovanni Battista Pergolesi aveva appena ventidue anni, era nato a Jesi nel 1710, quando compose La serva padrona come breve intermezzo buffo in due atti, che doveva essere rappresentato a Napoli nel 1733 in occasione del dramma per musica Il Prigionier superbo di Pergolesi. Il breve intermezzo riscosse subito maggior successo del dramma serio! Ma la sua vera consacrazione avvenne a Parigi nel 1752: Pergolesi era già morto nel 1736 e mai avrebbe potuto immaginare che la sua opera avrebbe creato un caso memorabile in Francia. La serva padrona, rappresentata alla Reggia di Versailles dalla troupe dei commedianti italiani, divenne popolarissima e addirittura simbolo di una rivoluzione artistica all’origine della celebre Querelle des Bouffons, una disputa che divise gli intellettuali e la cultura musicale parigina fra i sostenitori dell’opera tradizionale francese e la rinata musica barocca italiana. Oggi, trasformata in “operina” comica autonoma, è entrata stabilmente nel repertorio dei teatri, grandi e piccoli. E l’opera di Pergolesi gode di una vasta popolarità ed è rappresentata nei maggiori teatri del mondo, oltre a essere diventata perfino colonna sonora di molti film: da Chocolat (2000) a Farinelli (1994); da Amadeus (1984) a Dogville (2003), tanto per citarne alcuni.
La trama è leggera, semplice ma non superficiale, allegra ma anche commovente nella sua frizzante malizia. Una storia all’apparenza banale, ma che rivela profondi significati. Tre personaggi muovono la vicenda: Uberto, un attempato e ricco signore borghese scapolo; Serpina, una servetta che lui stesso ha cresciuto in casa, e Vespone, un servitore muto e sciocco solo all’apparenza. Uberto è piuttosto scontroso e mugugnone; lei è graziosa, prepotente, spiritosa e sicura di sé. Serpina si occupa della casa di Uberto sin da bambina, spadroneggiando e comportandosi come se fosse la padrona, approfittando del fatto che il suo ‘principale’, di carattere debole, è perennemente indeciso. Per imporre la sua autorità e vendicarsi dell’autoritarismo della serva, l’anziano padrone annuncia un giorno di volersi sposare. Serpina allora si ingelosisce e decide che l’unica soluzione è quella di divenire lei stessa la futura moglie. Escogita quindi un piano con il servo Vespone e annuncia che anche lei andrà in moglie: il predestinato è un certo Capitan Tempesta. Uberto rimane sgomento e comprende di essere innamorato di Serpina. Presto il fantomatico Capitan Tempesta (Vespone travestito) si presenta reclamando la dote di Serpina e minaccia Uberto che, in caso di rifiuto, dovrà sposare egli stesso la servetta. Uberto accetta con gioia la seconda soluzione e Serpina, che non desiderava altro, da serva diventa così Padrona. Incredibile come la trama di un ricco scapolo sedotto e abbindolato dalla giovane collaboratrice risulti, a distanza di tre secoli, attualissimo.
Sabato 24 luglio alle ore 21 va in scena, per la prima volta a Torino, Pimpinone ovvero le nozze infelici intermezzo giocoso di Georg Philipp Telemann su libretto di Pietro Pariati, nella versione in lingua italiana. Un piccolo capolavoro da scoprire tra commedia dell’arte e opera buffa.
Pimpinone è un titolo importante nella storia dell’opera comica della prima metà del Settecento. Con quel titolo, infatti, fu presentato per la prima volta a Venezia nel 1708 un gruppo di tre intermezzi comici inseriti nell’opera seria Astarto di Apostolo Zeno e Pietro Pariati, musicata da Tomaso Albinoni. In realtà si trattava della prevedibile storia della furba cameriera Vespetta e dello sciocco e anziano padrone che incautamente si fa convincere a sposarla, Pimpinone appunto, archetipo di tanti “Don” creduloni e gabbati del teatro comico settecentesco, fino all’Ubaldo con la sua Serpina della Serva padrona.
Pimpinone ebbe una serie di riprese in molte città italiane (a cominciare da Napoli già l’anno successivo, 1709) e poi nei territori tedeschi, e il libretto cominciò a essere musicato anche da altri compositori. Fin dal 1936 si conosceva l’esistenza di una partitura del Pimpinone in edizione riscritta in lingua tedesca con musica di Georg Philipp Telemann. Da allora risultò chiaro che si trattava di un piccolo capolavoro, in un genere comico peraltro inusuale per un compositore “serio” tra i più importanti della storia della musica tedesca, tanto che il Pimpinone di Telemann cominciò ad essere sempre più frequentemente eseguito e anche inciso in disco, diffondendo una immagine del teatro musicale barocco tedesco del tutto nuova ed entusiasmante.
Georg Philipp Telemann, nato a Magdeburgo nel 1681, era considerato dai contemporanei il più importante compositore di tutta la Germania. Chiamato ad Amburgo nel 1721, nominato l’anno successivo direttore dell’Opera, il compositore vi fece rappresentare opere sue e di Reinhard Keiser, il primo grande operista della città tedesca, e anche una serie di opere già presentate a Londra da Georg Friedrich Händel. Ecco come nacque il progetto di comporre gli intermezzi comici, da inserire tra gli atti del capolavoro händeliano Tamerlano, che andò in scena ad Amburgo nel 1725, facendo adattare il vecchio libretto di Pariati.
La trama è molto simile a quella di Serva padrona, ma ha un risvolto infelice: Vespetta, una ragazza carina e intelligente, ma di umili origini, si guadagna da vivere lavorando come cameriera e vede finalmente nel matrimonio con Pimpinone, un vecchio ma benestante borghese, una possibilità per migliorare economicamente le proprie condizioni. Con la sua bellezza e la garanzia di occuparsi dei lavori domestici arriva ben a presto a sedurre il solitario Pimpinone. Egli le chiede la mano e le promette una dote di 5000 talleri. Tuttavia, dopo il matrimonio, Vespetta mostra la sua vera personalità: è capricciosa, va frequentemente fuori e non assolve più ai doveri coniugali. Nel frattempo Pimpinone, pentito del matrimonio, si trova con le mani legate, poiché l’emancipata Vespetta lo minaccia dicendogli che se non tollera più i suoi capricci deve pagarle la dote.
Il Regio Opera Festival. A Difesa della Cultura, che si svolge presso la sede del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito, è realizzato dal Teatro Regio Torino con il patrocinio del Ministero della Difesa e del Ministero della Cultura, grazie al Main Partner Camera di commercio di Torino, in collaborazione con la Fondazione Piemonte dal Vivo, con il contributo di Reply, di Federfarma Torino con l’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Torino e Farma Cares, e di Sipal.
BIGLIETTERIA
La Biglietteria è aperta dal lunedì al sabato ore 10-14 presso l’Info-Point di piazza Castello 215 (Teatro Regio, Ingresso Uffici) e un’ora prima degli spettacoli al Cortile di Palazzo Arsenale (via dell’Arsenale 22). Acquisti esclusivamente con carta di credito, bancomat e Satispay.
Biglietti e Festival Card in vendita anche online su www.teatroregio.torino.it e su www.vivaticket.it e direttamente presso i Punti Vivaticket (v. elenco qui).
BIGLIETTI
Biglietti per La serva padrona e Pimpinone: € 20 – 30 – 40 a seconda del settore
Biglietti per il Concerto di mezza estate: € 10 – 15 a seconda del settore
Biglietti per Pagliacci: € 30 – 40 – 50 a seconda del settore
Under 30: riduzioni del 20%
FESTIVAL CARD
Festival Card Giovani (under 30) 10 biglietti: € 100
Festival Card 10 biglietti: € 200
Festival Card 6 biglietti: € 120
INFORMAZIONI
Info-Point: ore 10-14 dal lunedì al sabato presso l’Ingresso Uffici del Teatro Regio (piazza Castello 215): [email protected]
Info-Tel. 011.8815.241: ore 10-18 dal lunedì al venerdì; sabato 10-14; [email protected]
REGIO OPERA CAFÉ
All’interno del Cortile di Palazzo Arsenale, il Regio Opera Café vi aspetta a partire da un’ora prima dell’inizio degli spettacoli.
Per tutte le informazioni: www.teatroregio.torino.it.