Recensione: “La seconda verità” – la consapevolezza del dolore
La seconda verità di Anna Verlezza, edito da Readerforblind è un romanzo appassionante a metà tra un thriller psicologico e un romanzo intimista.
Ne è cardine, nonché protagonista, Rita, una psichiatra di successo che a sua volta però è “incardinata” in una vita sentimentale complicata, sposata ad un marito che la trascura.
Reduce da un passato difficile è legatissima alla famiglia adottiva e al fratello di sangue e da loro attinge la serenità necessaria per affrontare le vicissitudini umane e professionali.
L’elemento scardinante della vicenda narrata è invece il collega di Rita, Giacomo Staino, che le propone di aiutarlo con un paziente.
Da quel momento la sua vita e la sua professione saranno completamente rivoluzionate da verità mai affrontate.
Il romanzo è intenso, la scrittura fluida ma pregna di significati e va assaporato con calma perché ogni singola frase della Verlezza, ha un peso e descrive impressioni che appartengono alla protagonista ma che rimandano a qualcosa che appartiene anche a noi, a quella scissione interiore che proviamo ad esempio quando siamo eccellenti su un piano funzionale e non funzioniamo nella nostra vita relazionale.
È molto naturale empatizzare con Rita, con la sua fatica di vivere, con il suo procrastinare verità dure da affrontare, quando non si hanno radici tanto forti da sostenerne il peso.
È molto naturale funzionare bene come lei nella professione, spostando questo bisogno e proiettandolo sugli altri, eccellendo in un lavoro che consente di aiutare gli altri nel modo in cui si vorrebbe aiutare se stessi o essere aiutati.
Del resto è la consapevolezza del dolore che consente di aprire porte ed entrare in quello altrui e questo l’autrice lo descrive molto bene.
È accogliente Rita, con tutti, anche quando scoprirà le atroci verità, nascoste dietro enormi bugie, che in realtà attendeva da sempre perché la liberassero dal peso di evitarle.
Ha un grembo generoso di compassione, la stessa che non ha saputo indirizzare su se stessa per gran parte della sua vita.
Quando la verità le arriva addosso come un treno si lascia investire quasi con un senso di ineluttabilità e da quel momento in poi prenderà in mano le redini della propria esistenza e aprirà questa volta attivamente, tutte le porte sulle verità che restano, trasformandola felicemente e definitivamente.
“Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi di trovare” recitava Eraclito e questo vale a maggior ragione quando quella che si considera una seconda verità, in realtà è la prima e l’unica.