Recensione: Sangue sull’altare - un atto d’accusa Recensioni: Sangue sull’altare - un atto d’accusa

Recensione: Sangue sull’altare – un atto d’accusa

Recensione: Sangue sull’altare - un atto d’accusa Recensioni: Sangue sull’altare - un atto d’accusaSangue sull’altare
di Tobias Jones
tradotto da Luca Fontana
Il Saggiatore Editore

“Sangue sull’altare” di Tobias Jones, giornalista e scrittore inglese, narra la storia della sedicenne Elisa Claps, scomparsa a Potenza il 12 settembre del 1993 e ritrovata mummificata nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità soltanto 17 anni dopo.
È dunque il racconto dettagliato di un raccapricciante fatto di cronaca, ma dà l’idea di trovarsi nel “più fantastico romanzo giallo immaginabile, senza che ci fosse mai una soluzione”. L’autore a un certo punto paragona le ricerche di Elisa a una torcia che aveva illuminato gli angoli oscuri di una città in cui era “facile inquinare, fuorviare e depistare”.

La verità su Elisa verrà fuori soltanto quando il suo assassino compie un altro efferato delitto in Gran Bretagna, con modalità simili. Andando su internet si possono trovare tutti i particolari delle due storie, ma il libro di Tobias Jones non affronta l’argomento con la freddezza della cronaca e per questo la sua lettura ti cattura e ti fa scoprire, come i grandi romanzieri, i segreti intimi dell’animo umano, rendendoti partecipe del dramma vissuto dai familiari delle vittime.

Purtroppo stiamo assistendo a fenomeni crescenti di femminicidio e il libro “Sangue sull’altare” è da considerare senz’altro un atto d’accusa e una richiesta d’intervento efficace per combattere e debellare questa piaga.

Nella prefazione a “Sangue sull’altare” l’autore spiega il motivo che lo ha spinto a scrivere questo libro: non cercare di risolvere il caso Elisa Claps, ma “perlomeno capire la società che lo aveva reso possibile, capire lo sfondo antropologico della tragedia e scrutare un po’ più a fondo nell’anima di una regione” da lui molto amata, una regione che ha subito secoli di invasioni e con un “paesaggio brullo e scarno”, ma che, “quando lo si guarda più da vicino, è pieno di colore”.

In tutto il libro abbondano, infatti, descrizioni entusiastiche di questa terra, cioè la Lucania, tanto da far venire al lettore la voglia di andare a visitarla. Oltre al paesaggio, se ne descrive la cucina e non mancano i riferimenti alle produzioni cinematografiche girate nella zona, fra cui l’adattamento al grande schermo del capolavoro di Carlo Levi “Cristo si è fermato a Eboli”, scritto nel periodo in cui Levi era stato lì confinato per motivi politici.

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