Recensione: William Morris - Un rivoluzionario romantico Recensione: William Morris - Un rivoluzionario romantico
 | 

Recensione: William Morris – Un rivoluzionario romantico

Recensione: William Morris - Un rivoluzionario romantico Recensione: William Morris - Un rivoluzionario romanticoWilliam Morris
a cura di Anna Mason
traduzioni di Chiara Veltri, Pietro Del Vecchio
Einaudi Editore

Ci sono colpi di fulmine che non sono poi così inaspettati.

Sui banchi di scuola, davanti alle immaginifiche opere di William Morris, sentii di aver ritrovato un pezzetto della mia anima nelle volute e nei ghirigori affascinanti delle sue minuziose decorazioni.
Un incontro artistico che sapeva di “rivoluzione” al di là delle apparenze floreali.

Morris fu un bambino felice e fin dalla tenera età fu un grande appassionato dell’epoca medioevale, come molti giovani signori del tempo.
Di indole solitaria, amava solo la compagnia di sua sorella Emma. Ricevuti in dono dal padre un pony e un’armatura in miniatura, vestendo i panni di un piccolo cavaliere, errante, intraprese piccole ricognizioni e lunghe ricerche nelle profondità della foresta di Epping.
Sviluppa così un amore romantico per boschi e giardini, per fiori e uccelli, temi che ricorreranno spesso nella sua arte e nella sua poetica per il resto della vita, insieme al suo interesse per il mediaevalismo.

Ritrovarmi tra le mani questo libro è solo una conferma di quella affinità già avvertita, di cui scrivevo all’inizio.

William Morris era nato nel marzo 1834 a Elm House, Walthamstow, nei dintorni di Londra, da una famiglia benestante.
Fu un artigiano produttore di oggetti di arredamento, un poeta, romanziere, affiliato alla confraternita artistica dei preraffaelliti, un socialista utopista e profetico. Raramente nell’opera di uno studioso engagé di fine ‘800 si riscontrano, lucidamente evidenziati e confutati, gli snodi e le contraddizioni del movimento operaio novecentesco: il fallimento del modello del socialismo autoritario, l’acquiescenza socialdemocratica verso la rigidità di ruoli voluta dal potere borghese.

Tra le innumerevoli immagini disseminate tra le pagine di questo volume (ben 660) c’è spazio per cogliere la straordinaria umanità di Morris. L’artista sviluppò temi che i posteri non osarono nemmeno affrontare, senza dubbio per timore di sembrare ingenui, naif, poco allineati: la volontà di creare un mondo dove il lavoro sia gioia e creazione artistica, la critica disinvolta allo strapotere della scienza e della tecnologia, la rivalutazione dell’ambiente naturale, l’altra grande vittima, insieme all’uomo, del degrado e dello sfruttamento capitalistico.

Fortemente ostile al lavoro in serie, fu tra i primi a disegnare motivi decorativi per artigiani e professionisti.

Morris credeva fermamente che l’arte avrebbe dovuto essere accessibile a tutti, elaborata a mano e non avrebbe dovuto trovare classificazioni di merito. In sintesi, l’arte applicata avrebbe dovuto avere la stessa dignità di cui godevano pittura e scultura.

Ma Morris fu anche uno scrittore e un attivista politico e tutti gli aspetti della sua poliedrica personalità sono analizzati in questo libro in maniera approfondita.

Nel suo romanzo utopico, News from nowhere, dove Morris raffigurava la società delle donne e degli uomini liberi, il narratore, un uomo di fine ‘800, di certo alter-ego dell’autore, viene trasportato per magia in un futuro distante un centinaio d’anni, in un’Inghilterra liberata, grazie ad un’aspra guerra civile, dal dominio del capitale, un paese dove il benessere e la serenità sono condivisi dall’intera popolazione.

E Morris nella vita non si tirò mai indietro, nonostante le facili ironie engelsiane, partecipando a cruente manifestazioni di piazza, pur di accrescere il livello di protesta sociale. È nota la sua partecipazione a una delle tante Bloody Sunday, le domeniche di sangue, di cui è costellata la storia britannica.

Uomo del suo tempo, che vive e agisce nel suo temo, questa l’immagine che ci restituisce questo splendido libro, attraverso un lavoro di ricerca capillare della sua curatrice e dei tanti che hanno contribuito alla sua realizzazione, tanto da poterlo definire un’opera completa ed esaustiva sull’artista e sull’uomo.

Non solo un artista romantico e decorativo dunque, ma molto di più.
E non solo un sontuoso libro d’arte questo di Einaudi, ma un testo capace di stimolare la capacità d’immaginare un futuro e una società diversa, un libro che dipinge William Morris come un rivoluzionario che solo l’ottusità e la parzialità di un certo marxismo possono aver tenuto nascosto.

Sembrano scritte per lui le parole di Michail Bakunin:

“È ricercando l’impossibile che l’uomo ha sempre realizzato il possibile. Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che appariva loro come possibile, non hanno mai avanzato di un solo passo”.

Autore

Articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *