Recensione: "Vita di A.G." - Un romanzo fantastorico Recensione: "Vita di A.G." - Un romanzo fantastorico

Recensione: “Vita di A.G.” – Un romanzo fantastorico

Recensione: "Vita di A.G." - Un romanzo fantastorico Recensione: "Vita di A.G." - Un romanzo fantastoricoVita di A. G.
di Vjačeslav Staveckij
Francesco Brioschi Editore
Sin dalle prime battute Staveckij, promettente scrittore russo al suo primo romanzo, conduce il lettore nella Spagna della prima metà del secolo scorso per far rivivere fatti storici da lui rivisitati in chiave fantasiosa, ironica e comica.
Il romanzo descrive l’ascesa al potere del crudele, ambizioso e visionario Augusto Goffredo Avellaneda de la Gardo, meglio conosciuto in Spagna e nel mondo con le iniziali A. G., che sognava di riportare la sua nazione, prima della cocente disfatta ad opera dei rivoluzionari repubblicani, agli antichi splendori del Siglo de Oro.
Il lettore non avrà difficoltà a riconoscere in A.G. il caudillo Francisco Franco che, al contrario dei suoi pari di Germania e d’Italia, ha subito un diverso destino che l’autore vuole però cambiare modificando il corso della storia.
Coprotagonista del romanzo è il popolo spagnolo, facilmente riconducibile a ogni massa soggetta a vessazioni dittatoriali, che appare inizialmente acclamante e poi condannante.
Lo scrittore descrive i sogni, coltivati sin dall’ infanzia, i deliri d’ onnipotenza, gli sgomenti, le paure, i timori, l’ incredulità, l’incapacità di capire la realtà che lo circonda, l’ inebetimento di fronte agli accadimenti e, infine, l’inazione, che precede e accompagna la disfatta, di questo dittatore che vede miseramente fallire i suoi megalomani quanto ottusi piani di potere e che mostra, inaspettatamente, capacità di adattamento all’ umiliante situazione di condannato al pubblico ludibrio.
Il tutto sotto l’indifferente sguardo di Madre Natura che, incurante delle vicissitudini umane, continua a offrire meravigliose albe e coloratissimi tramonti.
Come nella realtà, non mancano i diversi modelli comportamentali umani: Roja e Peña, generali coraggiosi e abili strateghi, rappresentano l’assoluta fedeltà e obbedienza al giuramento prestato al loro Capo, e Horacio Pascual, il giovane ribelle figlio di emigranti, che incarna la demagogia rivoluzionaria.
Questo romanzo fantastorico è un grido di condanna contro ogni dittatura e anche un’amara riflessione sulla volubilità di pensiero e di comportamenti del popolo, che prima acclama l’uomo solo al potere e poi, al cambiare del vento, è pronto a ingiuriarlo e sbeffeggiarlo.
Gradevole e scorrevole la lettura, grazie anche alla pregevole traduzione di Elisabetta Spediacci.

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