Recensione: “Un mese a testa in giù” – Racconto di un’avventura ai confini del mondo e della vita
Un mese a testa in giù
di Luca Nardi
Edizione Libreria Geografica
Il libro inizia con la citazione di una parola inconsueta: ”I finestrinofili”, parola che ci dice tutto sul carattere dell’autore e che si traduce come un simpatico riferimento agli amanti, a oltranza, del posto in aereo accanto al finestrino. Per l’autore il motto è: tenere “sempre aperto il finestrino”, chiara metafora al desiderio irrefrenabile di guardare, vedere e soprattutto meravigliarsi.
Sì, meravigliarsi, perché è questo che lo scrittore Luca Nardi fa nel suo viaggio in Cile e in Bolivia, viaggio che non è un viaggio programmato con uno scontato itinerario turistico, ma un viaggio alla scopetta di culture, popolazioni, paesaggi ed etnie fuori dagli schemi.
Così Valparaìso, Valpo, riconosciuta dall’Unesco patrimonio dell’umanità e che lo scrittore definisce “assurda”, con le sue contraddizioni e il suo degrado, lo colpisce in modo tale, da affermare che se dovesse reincarnarsi in una città, questa sarebbe senza dubbio Valparaìso.
Meravigliarsi dunque sempre anche quando non ti puoi lavare, la stanchezza ti mozza le gambe e ti ottenebra la mente o quando il cibo è scarso e spesso improvvisato. Meravigliarsi e rimanere attoniti perché da questo nasce il primo motore che muove l’amore per scienza, quello che ha spinto lo scrittore a intraprendere questo viaggio e a scrivere questo libro con uno stile spiritoso e disarmante.
E’ così forte il suo disincanto, tanto da mettere in dubbio se lo spettacolo del ballo degli stupendi fenicotteri, sia frutto di un sogno o di qualche droga presa all’insaputa in qualche bevanda o di non credere ai propri occhi nel vedere a Humboldt un piccolo pinguino che riesce a vivere anche a climi temperati.
Che cosa dire poi della scoperta sorprendente di un’etnia con la pelle scura e gli occhi azzurrissimi? Da queste continue scoperte nasce la voglia di documentarsi, capire e approfondire per coglierne al massimo il valore. Poi poco importa la disavventura e il timore di essere stati lasciati in piena notte in una strada senza illuminazione e non riuscire a trovare l’ostello.
La meraviglia e lo stupore di scoprire che, nonostante l’estrema povertà e la solitudine, le famiglie sono felici tanto da rendere allegri anche i loro cimiteri, adornati da nastri e tessuti colorati che, come riferisce l’autore, “li rendevano luoghi di allegro rimpianto invece che di triste malinconia”.
Lo stupore che Luca Nardi prova nel suo viaggio è quasi un disorientamento di cui lo scrittore spesso si scusa per non essere in grado di trasmettere e spiegare, tanto da non riuscire, suo malgrado, a condividerlo neppure con i compagni di viaggio. Lo stupore che, insieme a Sara, sua compagna di viaggio e nella vita, diventa felicità.
Luca Nardi nasce a Roma nel 1993 e fin da piccolo si appassiona alla scienza. Ha studiato astrofisica a La Sapienza di Roma e sta finendo un dottorato in Information and Communication Technologies. Amante dei viaggi e delle camminate nella natura, il suo obiettivo è quello di trasmettere un po’ di quella meraviglia e passione che lo accompagnano fin dalla più tenera età.
Io ho trovato il libro a tratti noioso e con uno stile un po’ snob nei confronti delle popolazioni locali, cosa che non dovrebbe contraddistinguere il vero viaggiatore. E infatti è proprio questo il punto. Si vede che l’autore non è un vero viaggiatore, ma si improvvisa tale in questa sua esperienza di viaggio ancora da neofita, senza avere l’esperienza necessaria per parlare delle sue avventure in un libro. Ho trovato questo resoconto parecchio pretenzioso, come se l’autore invece che mettersi nella posizione di ascolto ed essere disponibile all’esperienza dello stupore per il gusto stesso dello stupore volesse a tutti i costi farci la lezioncina in ogni luogo che incontra nel suo percorso, possibilmente lamentandosi di qualcosa. Il vero viaggiatore è pronto agli imprevisti, ai contrattempi, ai viaggi lunghi, ad assaporare anche le criticità proprio perché parti integranti di qualsiasi viaggio. Ed è proprio questo che rende ogni viaggio unico.