Recensione: “Un gelido inverno in Viale Bligny” – Indizi e cambi di rotta
La morsa della gelosia e il torpore che deriva dal desiderio superano anche le temperature più rigide, nonostante il periodo prenatalizio in cui tutto resta sospeso, “una tregua dove vittime e carnefici si fermano a prendere respiro”.
“Or, poi che Circe ebbe offerto, quegli altri ingoiato l’intriso, li colpì con una verga, li rinchiuse dentro il porcile; e già di porci avevano setole, muso, grugnito, tutto l’aspetto: soltanto la mente era quella di prima”
Odissea – Omero
Questo è “Un gelido inverno in Viale Bligny” di Arianna Destito Maffeo (Morellini Editore), nata a Genova dove vive e lavora come fisioterapista. Autrice di racconti presenti in varie raccolte, questo è il suo primo romanzo.
Un romanzo ricco di metafore, a partire dalla Maga Circe, figura attorno a cui ruotano i due omicidi che il nuovo Vicequestore di Milano, Andrea De Curtis, dovrà risolvere. Ma chi è la Maga Circe? Cosa rappresenta per l’assassino? Solo dopo un’attenta e scrupolosa lettura il lettore potrà arrivare a capire che la realtà è ben diversa da ciò che sembra, che la gelosia per l’amore di una vita serbata dentro è molto più letale di quella palesata. Gli efferati omicidi commessi, che potrebbero essere legati all’ambiente dell’arte pittorica, celano un desiderio molto profondo.
“Io continuavo ad aspettare, e tu continuavi a deludermi. Ogni tua relazione era destinata al fallimento. E sai perché? Perché noi dovevamo stare insieme, e niente doveva separarci [….] non so dirti quando ho perduto la speranza e ho finalmente deciso di dire basta. Non potevo più restare alla finestra a osservarti mentre buttavi via le nostre vite”.
La storia è ambientata in una gelida Milano prenatalizia, ed in particolare al Viale Bligny n.42, il c.d. “palazzaccio” in cui tutti sanno tutto ed è impossibile dormire, covo di spacciatori, prostitute e persone di ogni sorta e genere.
“Più si addentrava nel palazzo più nell’aria fermentavano gli effluvi d’ogni tipo, odori speziati, di cibo e aromi di incensi, profumo di caffè e fragranza di caramello. Passò davanti alla madonnina, incastonata in un’antica edicola. Cominciò a capire perché lo chiamavano il “palazzo mondo”: in quello spazio c’era posto per ciascuno, tutti convivevano e si sopportavano, si accettavano, nel bene e nel male”.
I personaggi sono descritti accuratamente, a partire dalla protagonista, Andrea, che grazie alle sue capacità intuitive e quindi di risoluzione dei casi, ottiene il posto di Vicequestore di Milano, ma proprio il suo essere donna la porterà a doversi destreggiare con la “diffidenza” del suo nuovo collega.
“Senza polemica, vorrei capire come funzionano certe cose. E credo che il vicequestore non meritasse un trattamento simile. Abbiamo lavorato insieme in questi anni e abbiamo risolto molti casi. Non offenderti, ma la tua promozione puzza di quota rosa e political correctness”.
La narrazione è fluida, giorno dopo giorno la storia si snocciola davanti agli occhi del lettore che non può fare a meno di seguirla con facilità e quel pizzico di curiosità per i continui “cambi di rotta” che potrebbero far pensare ad un finale scontato che in realtà non è. Per capire gli indizi e carpire i segni, i piccoli particolari, il romanzo andrebbe letto almeno due volte.
Chi ama passare le serate in poltrona leggendo una buona storia che rilassa la mente non può perdersi l’indagine di “Andrea De Curtis, misteriosa, irrisolta e che non sbaglia un colpo”.