Recensione: 'True Mothers' - Il patto adottivo Recensione: 'True Mothers' - Il patto adottivo

Recensione: ‘True Mothers’ – Il patto adottivo

Recensione: 'True Mothers' - Il patto adottivo Recensione: 'True Mothers' - Il patto adottivo‘True Mothers’, lungometraggio scritto e diretto da Naomi Kawase, al cinema dal 13 gennaio, distribuito da Kitchen Film, è una riflessione sulla maternità.
Liberamente ispirato al romanzo ‘Asa ga Kuru’ di Mizuki Tsujimura, si avvale della musica emozionale e struggente di Akira Kosemura e An Tôn Thât.

“(…) su un’isola, nella foresta, in città, in un luogo storico… Abbiamo realizzato questo film come se fosse il ricordo di un viaggio attraverso le stagioni e i caratteri di ogni luogo. È una storia sulla forgiatura del proprio destino, come se dopo la pioggia, una luce radiosa avesse purificato il mondo”. Dice la regista del suo film, che spesso indugia sul paesaggio, sui dettagli, sulle increspature del mare, che è “un solo mare” che circonda e unisce il tutto.

“Voglio indietro il mio bambino”, è possibile dare la misura della sofferenza di queste poche parole? La sofferenza di chi le sussurra con rabbia al telefono e di chi le sente arrivare, indifeso e vulnerabile?

Ma riavvolgiamo il filo della storia…

Satoko e suo marito Kiyo Kazu vogliono adottare un bambino, dopo aver provato invano ad averne uno proprio. Privilegiano la scelta di bambini appena nati da ragazze in difficoltà aiutate da un ente no profit che accoglie le madri e dà la possibilità a coppie come loro di adottarli e garantirgli un futuro. Satoko e Kiyo insieme decidono così di adottare Asato, che sta crescendo nel grembo della quattordicenne Hikari.

È più facile sentire un bambino appena nato come proprio. In questo modo, infatti, anche i genitori adottivi, possono compiere il normale ciclo evolutivo, dal parto in poi, al pari dei genitori naturali.
Questo forse risponde all’esigenza di un bambino senza passato. Tuttavia Satoko e Kiyo non considerano che, dietro l’abbandono, c’è sempre un dramma, anche per un bambino di pochi giorni, di poche ore.

Hikari consegna a Satoko il bambino appena nato e una lettera, un vero e proprio “patto adottivo”. È uno scambio silente tra donne.

Rivelare al bambino la sua condizione di figlio adottato è necessario per rispettare il patto adottivo. Sia il bambino, sia i genitori devono fare i conti con questa realtà ed elaborarla, prima che la relazione tra la coppia e il bambino possa essere compromessa.
La ricerca di prossimità, la ricerca di protezione di Asato, si organizzano crescendo verso la madre adottiva.
Al bambino ben presto verrà rivelata la “verità narrabile” sulle sue origini e la madre naturale sarà per lui la figura fantastica di “Mamma Hiroshima”.

Ma la rottura del legame affettivo con il bambino, ha provocato una “ferita originaria” in Hikari, la vera madre, con la quale i genitori adottivi dovranno fare i conti. Tale sofferenza segnerà il destino della ragazza a livello fisico, psicologico, emotivo e spirituale.
Il patto adottivo è un legame etico, che incastra i bisogni di due mancanze, dando luogo a un progetto comune.
Asato vive, infatti, una situazione di paradosso esistenziale. Il giusto equilibrio è una costruzione delicata, Satoko dovrà fornire al bambino una chiave interpretativa della sua storia, facendogli comprendere che Hikary, pur amandolo, non aveva la possibilità e la capacità di accudirlo.

Pian piano passano gli anni, la storia lentamente lascia ai personaggi la possibilità di essere percepiti nelle loro profondità, nei loro bisogni, nelle loro debolezze. Ci lascia il tempo di seguirli nella costruzione dei loro ruoli per raggiungere un desiderato equilibrio.
La gestione di questo equilibrio è fondamentale per mettere insieme le parti della duplice storia di Asato.

Ma basta poco a far vacillare tutta l’armonia faticosamente raggiunta: basta l’arrivo di una ragazza che dice di essere la madre biologica di Asato, e di volere indietro il suo bambino.

La lettera consegnata dalla “vera madre” sarà il rocchetto su cui riavvolgere il filo della storia e districare amorevolmente tutti i nodi sul fantasma delle origini.
Perchè il patto silente stretto tra le due madri è il patto in cui ci si adotta a vicenda.

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