Recensione: “Spy Games. Le più grandi operazioni d’intelligence della storia”. Le più intriganti vicende per restituire la gloria agli agenti senza mai un nome
“Perchè lo spionaggio è il secondo mestiere più antico del mondo? Perchè, al pari del primo, appartiene alla natura umana, la quale porta spesso a ritenere che con il denaro si possano ottenere più risultati che con il lavoro”.
Dall’ex capo del Dipartimento Analisi del Sisde e oggi detective nel noto reality “Celebrity Hunted”, la vera storia degli uomini e delle donne d’intelligence che hanno fatto parte della storia segreta del mondo, spesso al prezzo della propria vita e peraltro senza comparire mai.
Di alcuni di loro conosciamo i nomi, di altri non sapremo mai. “Spy Games. Le più grandi operazioni d’intelligence della storia“, scritto da Alfredo Mantici, edito da Paesi Edizioni, intende restituire a tutti loro un po’ di meritata gloria. Un contributo alla crescita di una corretta cultura dell’intelligence e della sicurezza.
Il libro inaugura la nuova collana ‘INTRIGO’ di Paesi Edizioni, dedicata al mondo dell’intelligence e cyber intelligence, per offrire un piccolo contributo alla crescita di una corretta cultura dell’intelligence e della sicurezza.
L’ex capo del Dipartimento Analisi del SISDE (il servizio segreto interno italiano) e oggi celebre detective per il reality «Celebrity hunted» – su Amazon Prime Video – racconta con padronanza e competenza la storia segreta dell’intelligence: da Mata Hari a Osama Bin Laden, dalla secessione americana al Russiagate.
Se oggi la raffigurazione dei moderni servizi segreti è resa popolare, e nel contempo rielaborata dalla sua rappresentazione fantastica attraverso film e romanzi (che hanno contribuito alla creazione di miti e leggende spesso poco aderenti con la realtà), uomini non meno leggendari – ma autentici – ne hanno invece fatto parte, scrivendo importanti pagine di storia.
Spesso, al prezzo della propria vita e peraltro senza comparire mai. Di alcuni di loro conosciamo i nomi, di altri non sapremo mai. “Spy Games” intende restituire a tutti loro un po’ di meritata gloria.
E, per farlo, non c’è persona più adatta di Alfredo Mantici, che per ragioni di servizio ha vissuto il dietro le quinte di molte delle più straordinarie vicende della storia recente del nostro Paese come capo del Dipartimento Analisi del servizio segreto interno.
La sua visione complessiva dei fenomeni umani e l’impareggiabile esperienza al servizio dello Stato sono pertanto un contributo inestimabile, adesso felicemente riversati in quest’opera.
“Gli agenti segreti non sono uomini eccezionali che saltano dai tetti o si lanciano dalle macchine in corsa. Non portano la pistola dietro la cinta e non sono sempre pronti a fare a cazzotti con i cattivi. Hanno gli occhiali, sono senza capelli, magari hanno anche la pancia. Sono come le persone che incontriamo tutti i giorni in autobus o in metropolitana. Ma hanno un unico tratto distintivo comune: essere molto intelligenti. La loro dote non è la forza bruta di James Bond. In tantissimi casi, un’altra loro dote è la prudenza”.
Alfredo Mantici – Classe 1950, nato a Roma, laurea in medicina, è entrato nel Sisde nel 1979 e ha scalato tutti i gradini della carriera interna fino al 2002, quando è divenuto Capo del Dipartimento Analisi. Durante il servizio si è occupato di sicurezza, relazioni esterne, contro-spionaggio e della direzione della Scuola di Addestramento. Dal 2008 al 2010 è stato direttore generale dell’Ufficio “Rischi Antropici” del Dipartimento della Protezione Civile. Direttore Editoriale della rivista di geopolitica Babilon, in ambito accademico è docente per l’Università Internazionale Unint di Roma, e per i master di Intelligence e Sicurezza presso l’Università Link Campus di Roma. Opinionista televisivo, partecipa al reality di Amazon Prime Video “Celebrity hunted”.