Recensione: Sgomento – Storia di una psiche malata
Sgomento
di Alessandro Viceconte
Grausedizioni
«Prego, entri pure» disse il dottor Eric Bernard al paziente Xavier Durand.
«Si accomodi».
«Salve dottor Bernard, il mio nome è Xavier Durand, provengo da un paesino provenzale, Bonnieux, ma già da un anno studio matematica presso l’Université de Paris, qui a Parigi».
«Bene, matematica. Lei, quindi, deve essere una persona molto razionale!» disse il dottore.
«Al contrario, mi hanno sempre appassionato le materie umanistiche […]».
Ho riportato l’incipit del romanzo, per introdurre Sgomento, il libro di Alessandro Viceconte, giovane autore calabrese, in quanto rappresentativo delle contraddizioni che caratterizzano il vissuto del protagonista Xavier, studente universitario, malato psichiatrico.
Nell’incipit, stiamo assistendo alla prima seduta con il dottor Bernard – stimato psichiatra di Parigi – inizio di un percorso che Xavier vuole credere sia di guarigione. Si affida al dottore dal primo istante definendolo: “un bravo professionista, molto meglio degli altri che ho conosciuto durante la mia vita”, esprimendo un forte desiderio di uscire dal tunnel della malattia che lo costringe in uno stato continuo di forte malessere, alternato a periodi positivi sempre più brevi. I lettori entrano così nel girone infernale della malattia mentale, che ancora rappresenta uno dei tabù societari più pesanti e irrisolti, raramente compresi.
Nello studio di Bernard il protagonista, sollecitato dal medico, si lascia andare a un flusso di coscienza per raccontare la sua vita, dall’infanzia all’età adulta, attraverso i momenti più significativi, che marcano anche le tappe della sua malattia. Alle sedute si alternano le pagine del diario personale che Xavier scrive ogni giorno, con determinazione. L’autore è abile a indurre nel lettore quello sgomento cui riferisce il titolo, attraverso il dolore che il giovane prova nel vivere quotidiano, vittima di una malattia di cui è fin troppo consapevole, ma che non riesce a esprimere: non ai genitori, non agli amici, non al dottore stesso. Un racconto breve e intenso che offre spunti di riflessione su tematiche importanti; il ruolo della famiglia nella formazione dell’individuo, i rapporti di amore e di amicizia, l’abuso di sostanze tra i giovanissimi, la somministrazione non sempre appropriata dei farmaci che, specie nell’ambito delle malattie mentali, vengono prescritti senza tener conto della particolarità della persona. Il rapporto con lo psichiatra è freddo, formale, il benessere che Xavier prova dopo le sedute è solo un placebo, che lo abbandona appena fuori dallo studio.
La sensazione che si prova leggendo è quella di diventare parte del silenzio assordante che circonda Xavier, in quale incarna la malattia psichiatrica stessa in senso universale, e il disagio di essere parte di una società malata negli affetti.
Con uno stile letterario e minimalista insieme, mai giudicante, l’autore ci sorprende fin dalle prime pagine, creando una suspence narrativa costante fino alla fine.
Grazie tante per la meticolosa ed esaustiva recensione!