Recensione: Se tutti diventassero re - La vera storia Recensione: Se tutti diventassero re - La vera storia

Recensione: Se tutti diventassero re – La vera storia

Recensione: Se tutti diventassero re - La vera storia Recensione: Se tutti diventassero re - La vera storiaSe tutti diventassero re
di Giuseppe Foderaro
Arkadia Editore

“In tutte le cose c’è un senso…il bello sta nel capirle” è la frase emblematica che racchiude il messaggio di fondo del libro di Giuseppe Foderaro “Se tutti diventassero re”, il cui titolo è costituito dalla prima parte di un periodo ipotetico che l’autore volutamente non conclude, dando a noi la scelta di pensare alla conseguenza espressa nella protasi.
Lypsia e Balthus, i protagonisti della prima parte del romanzo, che possiamo definire di genere storico ma anche psicologico, ci conducono indietro nel tempo, in quella Grecia antica culla della civiltà occidentale, nella quale vivono e convivono realtà sociali tanto diverse tra loro ma, proprio per questo, motivo di arricchimento reciproco, attraverso lo scambio delle conoscenze e i viaggi. Illuminante a questo proposito è ciò che dice Balthus quando spiega che per imparare bisogna ascoltare e che viaggiando “si scambiano pensieri e si trasmettono idee, si mescolano tradizioni diverse, si fondono usi e costumi”.
Balthus, originario della Beozia, spiega a Lypsia che “lo scambio e il commercio non solo risolvevano necessità quotidiane ma spesso univano genti diverse e costituivano un terreno comune di intesa.”

Queste sue affermazioni nascono dal desiderio di convincere la donna ad abbandonare concetti e idee del suo luogo di origine e cioè Sparta, i cui cittadini sono “chiusi ai rapporti con le altre città, contrari a qualunque innovazione” e vivono preoccupandosi soltanto di imparare l’arte della guerra.
“La terra è la nostra divinità, una donna saggia che ci insegna la giustizia e il rispetto” è un altro dei messaggi che possiamo cogliere dalla lettura di questo libro, che ci conduce per mano lungo strade e sentieri dove protagonista è la natura in tutta la sua bellezza, nella consapevolezza che “ci sono ovunque terre diverse, che gli dei hanno benedetto con i loro doni” e che “ce n’è per tutti, sotto questo sole”.

Passato e presente convivono felicemente nella trama di questo romanzo, non solo perché molte situazioni riferite a millenni fa sono attualissime, ma anche perché la prima parte è ambientata nell’antica Grecia e la seconda nel mondo moderno, con tutte le problematiche che ben conosciamo. Il protagonista di quest’ultima è Andrea Saverio Ronchi, che, da appassionato esperto di storia greco-romana, è interessato al passato misterioso di Lypsia e Balthus, mentre è alle prese con i problemi del presente e le incertezze del proprio futuro.

La storia narrata si apre e si chiude con Lypsia e Balthus e ha dunque un accattivante andamento circolare: nell’ultimo capitolo, infatti, i due protagonisti della prima parte del romanzo ritornano, per spiegare la “vera storia” della piastrella rinvenuta da Saverio e intorno a cui lui aveva fatto mille congetture.

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