Recensione: “Ritorno a Basaglia?” – I meandri del punto di domanda
Ritorno a Basaglia
di Paolo Francesco Peloso
ERGA Edizioni
A distanza di più di quarant’anni dall’entrata in vigore della legge 180/78, frutto della rivoluzione basagliana, il saggio dello psichiatra Paolo Francesco Peloso, Ritorno a Basaglia? si interroga sui cambiamenti realmente intrapresi tra quelli auspicati dalla riforma.
La legge infatti, come spiega nel testo Peloso, citando minuziosamente gli scritti di Basaglia, non prevedeva solamente la chiusura dei manicomi, ma l’attuazione di principi nuovi basati su una filosofia fenomenologica esistenziale, che poneva al centro la dignità del paziente ”malato di mente” e la sua sofferenza.
Ho posto tra virgolette il termine “malato di mente” in quanto la teoria basagliana prevedeva una rivalutazione dell’oggettività della malattia interpretandola invece come una condizione soggettiva dell’individuo; la follia non era considerata una malattia mentale da trattare, ma una condizione umana da accogliere, auspicando tra medico e paziente un rapporto paritario privo di dinamiche di potere e subordinazione oltre che l’integrazione totale del soggetto in una sorta di comunità, che non dovesse avere in alcun modo le caratteristiche né di un carcere né di un ospedale.
Sulla base di questi principi, furono chiusi i manicomi e create delle comunità terapeutiche semi residenziali da cui i pazienti avessero piena libertà di entrare ed uscire e in cui potessero avere un ruolo proattivo e condiviso nella scelta del percorso di cura e delle terapie.
Il saggio è un cospicuo volume contenente degli straordinari documenti multimediali che mostrano stralci di interviste e immagini autentiche, visibili sullo smartphone tramite app.
Peloso, formato nella professione da Slavich, primo collaboratore di Basaglia, è un sostenitore di quella che dai detrattori è stata definita ideologia basagliana e pertanto la approfondisce minuziosamente, spiegandone storia, luoghi ed evoluzione.
Il racconto del percorso basagliano che ha condotto alla legge rivoluzionaria, è raccontato con dovizia di particolari così come le conoscenze e le collaborazioni che hanno influenzato il pensiero del famoso psichiatra.
Ogni capitolo è una sorta di matrioska che rimanda nel suo interno a numerosissimi concetti e teorie a sostegno della stessa, per ognuno dei quali è presente un riferimento bibliografico.
Un’intera e cospicua sezione finale del libro è dedicata appunto alla bibliografia.
Il punto di domanda del titolo “Ritorno a Basaglia?” rimanda probabilmente più a un desiderio genuino dell’appassionato autore che a un’analisi delle criticità e degli ostacoli insiti in una legge che negli anni ha preso una deriva che corrisponde molto poco nell’applicazione a quanto auspicato dal suo fondatore.
Non si comprende e questo aspetto il testo non lo analizza o lo fa parzialmente, se questa parziale e complicata attuazione della legge sia insita più nell’inattuabilità procedurale, politica e sociale della stessa, che sostanziale.
Questo non impedisce al lettore di emozionarsi per l’umanità dei temi trattati e di interrogarsi, approfondire i riferimenti bibliografici, valutare anche in modo autonomo l’aspetto relativo alle criticità di questa teoria.
Alla fine anche il lettore si perde, nonostante il saggio inviti quasi a una posizione definitiva basagliana, nei meandri del punto di domanda, che è comunque un traguardo importante perché apre spunti a una riflessione sul concetto di malattia mentale, percorsi e cure, oggi più che mai attuale.