Recensione: “Prima che tutto passi” - la guerra, l’amicizia, l’amore e la famiglia Recensione: “Prima che tutto passi” - la guerra, l’amicizia, l’amore e la famiglia

Recensione: “Prima che tutto passi” – la guerra, l’amicizia, l’amore e la famiglia

Recensione: “Prima che tutto passi” - la guerra, l’amicizia, l’amore e la famiglia Recensione: “Prima che tutto passi” - la guerra, l’amicizia, l’amore e la famiglia-“La storia!” C’è quella studiata sui banchi di scuola, quella dei grandi eventi, delle battaglie epiche e dei condottieri, quella degli eroi positivi e quella dei carnefici e poi c’è quella che resta nelle famiglie che l’hanno vissuta sulla propria pelle e che non si trova, spesse volte, raccontata nei libri di scuola.-

Questo è: “Prima che tutto passi”, romanzo d’esordio di Maria Di Maio (GrausEdizioni) nata a Castellammare di Stabia il 26/04/1967.

Il romanzo si apre con una nota introduttiva dell’autrice che, al termine della stessa, auspica di essere riuscita a preparare il lettore al viaggio che lo aspetterà a partire dalla pagina successiva e soprattutto a far si che egli possa guardare alla storia con altri occhi.

Forse in parte si, leggendo l’introduzione il lettore può immaginare e farsi un’idea degli argomenti trattati, ma capirà e interiorizzerà solo nel momento in cui si troverà per le strade di Ponte Vigneto nel 1943, entrando nelle case dei personaggi e girando per le strade del paese. Uomini, donne e bambini vittime di una guerra personale e crudele all’interno dell’altra altrettanto crudele e dissacrante. “Il solo periodo che la storia avrebbe ricordato come quello in cui Dio sembrava essere morto e con Lui l’umanità”.

La storia si snocciola in tre diverse ambientazioni: Napoli, Milano e Ponte Vigneto, con un salto temporale di ben tre generazioni, così che la giovane Beatrice di oggi possa essere custode, attraverso il racconto della giovane Anna di allora, di una storia mai raccontata, di fatti che sconvolsero e ferirono nel corpo e nell’anima un’intera comunità e che altrimenti sarebbero caduti nell’oblio.

[…….] e piangeva anche per quell’affetto così forte nato nei confronti di una donna da cui era distante tre generazioni e che pure sentiva così vicina e affine a lei nel corpo e nell’anima, al punto che talvolta sembrava volessero diventare una cosa sola. Lasciò la sua sedia e si sedette a terra, appoggiando la sua testa sulle gambe di Anna che, senza dire più nessuna parola, riuscì a confortarla solo con le sue carezze. Quel silenzio, che durò alcuni minuti, le unì più di qualunque parola.”

Il romanzo mi ha profondamente commosso in più punti, sia per gli eventi narrati che per come furono affrontati, come gli abitanti di Ponte Vigneto trovarono il modo per cercare di sopravvivere nonostante tutto.

Il linguaggio utilizzato è molto chiaro, la storia scorre tra momenti passati e presenti senza alcuna difficoltà per il lettore.

Sicuramente un libro da leggere.

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