Recensione: Perle false e cuori impavidi – Come affrontare il cambiamento d’epoca
Perle false e cuori impavidi
Come affrontare il cambiamento d’epoca
A cura di Alessandro Vergni
Guerini e Associati
Il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo presenta sfide significative riguardanti i valori tradizionali, la religione, il linguaggio, il corpo e il senso dell’essere nel mondo.
Come orientarci all’interno dei nuovi confini in continua evoluzione?
Da queste premesse parte il viaggio, metaforico e fisico, di Alessandro Vergni che ha curato il volume Perle false e cuori impavidi, pubblicato con la prefazione di Andrea Monda, giornalista e direttore dell’Osservatore Romano.
L’autore è un osservatore attento dei cambiamenti sociali e culturali che caratterizzano la nostra epoca, e pone domande fondamentali su ciò che ha senso tramandare alle generazioni future e come distinguere ciò che è autentico da ciò che è superficiale o obsoleto. La sua ricerca di perle vere all’interno della complessità dei nuovi comportamenti e dei valori emergenti rimanda riflessioni profonde sulla natura umana e sulla società in continua evoluzione.
Per cercare di avere delle risposte, Alessandro Vergni intervista donne e uomini di grande spessore, persone che si sono già immerse nel cambiamento, e sono pronte a metterne in evidenza le luci e le ombre.
Sono i cuori impavidi ai quali ci si riferisce nel titolo, coloro che non arretrano e non si lasciano incantare dal gioco di specchi che in questo nuovo millennio, caratterizzato da una comunicazione manipolata dai social e dall’intelligenza artificiale, rischia di far perdere la percezione del sé profondo e dell’altro.
Vergni incontra Fraçois Xavier Bellamy, professore di filosofia e deputato francese al parlamento europeo, Silvano Petrosino, filosofo e professore ordinario di filosofia teoretica all’Università Cattolica di Milano, Siobhan Nash-Marshall, filosofa e docente al Manhattanville di New York, Antonia Arslan, scrittrice e professoressa di Letteratura italiana moderna e contemporanea, Franco Vaccari, fondatore della Cittadella della Pace ad Arezzo, Filippo La Porta, critico letterario e Massimo Camisasca, vescovo emerito della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla.
Sì, davvero un elenco importante, che ho voluto precisare per far comprendere meglio la portata di questo piccolo – mi riferisco solo al numero di pagine – libro-documento.
Ogni intervista viene poi inserita in una cornice intima della vita dell’autore, con le sue sveglie all’alba e i viaggi verso le città dove incontrerà le persone per le interviste, con cenni alla vita familiare, alla moglie e ai figli. Questo aggiunge un elemento di profondità e umanità alla narrazione e offre ai lettori uno sguardo privilegiato sulle emozioni che Alessandro Vergni prova quando si prepara ad affrontare le tematiche complesse e significative che saranno discusse con gli ospiti in un clima di confronto sincero.
Lo stesso testo diventa così più accessibile e coinvolgente per i lettori, mostrando che le questioni trattate non sono per lui solo accademiche e intellettuali, ma lo toccano in profondità e lo spingono a impegnarsi attivamente nel dialogo e nella ricerca di risposte significative.
Per ovvie questioni di spazio, e per non rischiare di far divenire questa mia recensione una sterile sinossi, non è possibile citare il contenuto di ogni conversazione; quindi, mi limito a sottolineare alcune delle questioni che ho trovato più interessanti, in relazione alla cronaca di questi giorni.
Il confronto con il professor Vaccari sulla questione e definizione di conflitto, che potrebbe portare a una riflessione più ampia sulle dinamiche sociali e politiche che caratterizzano il nostro tempo.
La discussione con la professoressa Nash-Marshall, sul significato della cancel culture e della parola speranza, potrebbe aprirsi a una meditazione più intima sulle aspirazioni umane e sulla ricerca di significato nella vita quotidiana.
E infine l’incontro con la professoressa Antonia Arslan, con le sue origini armene, particolarmente sensibile ai temi delle radici, di popolo e populismo, potrebbe portare a una discussione più approfondita sul concetto d’identità, sulle tensioni tra globalizzazione e appartenenza culturale.
In definitiva, il testo offre una panoramica esaustiva e stimolante delle sfide che caratterizzano il mondo contemporaneo, invitando i lettori a riflettere criticamente su tali questioni e a cercare risposte che possano contribuire a una maggiore comprensione e adesione sociale.
E così conclude l’autore, con una scrittura poetica che restituisce speranza:
Esco nel buio a fumare. Stasera l’aria odora di freddo più delle sere passate. A volte i cambiamenti sono repentini, altre volte l’immobilismo appare sovrano. Eppure, mi sembra ieri che bevo, poco più in là, sotto al nespolo, una birra gelata con un paio di amici tentando di sopravvivere alla fornace d’agosto.
Clotilde mi fa compagnia mentre, da sopra la rete strappata che divide il mio giardino da quello di mia suocera, spio Venere e Giove che si baciano in cielo. Clotilde fissa il nero del prato. I cani di solito abbaiano alla luna, ma sembra che la sera non si accorga nemmeno di quella.
Per mantenere gli occhi su quel bacio stellare senza farli cadere sull’erba ci vuole un cuore impavido che vuole capire se quelle luci lontane sono perle false o lo spettacolo offerto dall’amore all’amore.
Il sigaro piano smette di fumare. Butto quello che resta, lo sbriciolo con la punta della scarpa. Un respiro profondo filtra aria nuova nel petto. Clotilde se n’è andata. Restiamo, nel silenzio le stelle e io.
Alessandro Vergni vive a Grosseto. Si è laureato in Scienze Politiche a Firenze. Si occupa di comunicazione, relazioni pubbliche e promozione culturale collaborando con istituzioni e soggetti privati. Organizza percorsi di formazione e divulgazione artistica, tra i quali atelier delle Arti Maremma. Collabora con L’Osservatore Romano.