Recensione: “Per filo e per segno. Teatro 1978-2008” – Il miracolo della “vera finzione”
Per filo e per segno. Teatro 1978-2008
di Luca Archibugi
Aragno editore
Luca Archibugi è una personalità dalla solida formazione filosofica, Wittgenstein e Nietzsche si rincorrono nei sui testi, fanno capolino tra le sue battute. Appassionato di filosofia, cultura e soprattutto musica tedesche, si esprime come drammaturgo e poi regista.
Nasce dall’avanguardia, dal teatro di ricerca, frequenta poco i teatri istituzionali. La sua scrittura, nel modo di concepire o costruire la narrazione e il suo linguaggio duttile e vario gli derivano dalla sperimentazione della neoavanguardia degli anni ’70. Nelle opere di Archibugi il teatro è sì finzione, ma anche disincanto.
La carriera teatrale di Luca Archibugi si snoda per più di 30 anni, ma il suo percorso è stato frastagliato, mai lineare, una lotta continua fra interruzioni e riprese, un rapporto intermittente.
Aragno raccoglie in un volume tutta la sua opera teatrale dal 1978 al 2018. Un libro ricco dove la voce di Archibugi fa eco da pagina a pagina, destrutturando e ricomponendo la realtà. Perchè l’accesso alle verità universali può essere raggiunto anche attraverso la rappresentazione artistica della vita.
Il teatro diviene un evento della vita reale o un evento a cui il pubblico partecipa. Archibugi abbraccia l’esperienza umana in varie forme e prende ispirazione dalla storia, dalla cultura e dalle questioni sociali. Nel suo teatro tuttavia, ci sono molte verità possibili, a seconda del punto di vista.
Il lettore/pubblico è costretto a rivalutare i confini tra arte e realtà e scarta l’idea del teatro come rappresentazione della vita.
Chi ha mai detto che esiste solo una realtà?
Perchè credere che solo “questo mondo” sia reale, quello che si vede con gli occhi, quando sappiamo benissimo sia che il sogno comporta delle modificazioni e delle azioni nel fisico, sia che la sensibilità ci sa guidare molto meglio che gli occhi e la ragione?
Non necessariamente si vede “qualcosa che non c’è”: a volte è un “modo di vedere le cose” che cambia, si irrigidisce, e ci impedisce di scorgere dettagli, cambiare punto di vista, accedere alla multidimensionalità, al multiverso, dimensione dell’Immaginazione e della vita.
Franco: Era un momento felice ma è passato.
Anna: Quando?
Franco: Adesso
Anna: Non è possibile mi hai chiesto adesso di chiedertelo
Franco: Chiedimelo di nuovo
Anna: Che cosa è accaduto?
Franco: Niente è passato anche questo, ora è un’altra cosa
(da Mal d’aria).
Kairos (καιρός), traducibile con”tempo cairologico”, “momento giusto o opportuno” o “momento supremo”. Il teatro di Archibugi è un insieme di questi momenti, senza la pienezza del tempo, il suo scrivere precipita la vita nella irrealtà.
20 opere, mirabilmente introdotte da Attilio Scarpellini, che somigliano alla vita e ne rimarcano l’impermanenza, sottolineando quello che è proprio del teatro, un ossimoro per eccellenza: il miracolo della “vera finzione”.
Leggo solo ora. Rimango basito riguardo alla forza interpretativa del suo pezzo. Mi può mandare i suoi recapiti per contattarla?