Recensione: "Outsiders 3" - L'indirizzo sbagliato dell'Arte Recensione: "Outsiders 3" - L'indirizzo sbagliato dell'Arte
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Recensione: “Outsiders 3” – L’indirizzo sbagliato dell’Arte

Recensione: "Outsiders 3" - L'indirizzo sbagliato dell'Arte Recensione: "Outsiders 3" - L'indirizzo sbagliato dell'ArteOutsiders 3
Il libro che cambia la storia dell’arte.
Artisti geniali.
Dimenticati.
di Alfredo Accatino
Giunti Editore

Alcuni artisti hanno un tocco così leggero, un passo così lieve da potersi muovere liberamente nella vita, osservando senza essere osservati. È come un apparire per poi sfumare, e poi apparire di nuovo.

Outsiders 3
, “…ritornano le “storie dell’arte” che riscrivono la storia dell’arte. Perché gli Outsider li riconosci sempre. Non scelgono mai i luoghi e le date giuste per nascere, creare, amare, morire. Vivono in mondi paralleli. E hanno sempre l’indirizzo sbagliato”.

Per anni si muovono con delicatezza, sommessamente. lI rumore che fanno è alla maniera degli angeli timidi. Prima si ritirano e seguono come ombre la creatura che le incuriosisce: l’Arte che li chiama a sé.
Poi d’improvviso appaiono, ma la vita si volta, ed essi paiono dissolversi, svaniscono.

Questi gli outsiders, gli artisti a cui somigliamo pure tante volte nel corso della nostra esistenza, in forme diverse, così simili a noi, tanto che ci sentiamo avvolti dalle loro immagini e bisognosi dei loro bisogni.
Se lanciamo un’occhiata alle ombre che hanno gettato vediamo che non sono ombre umane, ma le belle forme di qualcosa di libero, le belle forme dell’Arte.
Sono intensi abitanti di quel territorio selvaggio che è l’Arte, perché vengono da quella terra, è la loro patria e, col tempo, la loro eredità pregna di quella forza selvaggia arriva a noi con tutta la sua potenza.
Occorre solo porli nella direzione giusta, che è sempre l’ombra del loro lavoro, della loro vita interiore, attraverso la galleria che porta alla loro anima.

Quello che racconta Alfredo Accatino… “sono vite e vicende artistiche che davvero colpiscono il lettore, che hanno a volte dell’incredibile e ci fanno scoprire che l’arte è un dono ingombrante”.

Un dono ingombrante per Paula Modersohn-Becker, scomparsa tragicamente, a soli 31 anni, una vita densa come la sua pittura, materica, considerata “arte degenerata” durante il Nazismo.

Un dono ingombrante per il fragile involucro di Leon Botha, che ci ha lasciati a soli 26 anni, il giorno dopo il suo compleanno. Un fragile involucro colpito da progeria, la sindrome di Hutchinson-Gilford, una fragilità che però racchiudeva un potente artista, musicista e pittore. Così potente da condividere il suo corpo in un Autoritratto sospeso, mostrandosi senza pietismo, nella realtà della sua fisicità.

Un dono ingombrante per Lasar Segall, un ebreo, vissuto negli anni peggiori per un ebreo.

Un dono ingombrante per Carel Willink, che per resistere al gelo straniante dei suoi quadri aveva necessità del calore femminile, di una donna da ritrarre e da rendere un’opera d’arte vivente, in un rapporto ossessivo e patologico.

Un dono ingombrante per i fratelli Georgij e Vladimir Stenberg, autori dei più straordinari manifesti cinematografici della prima metà del novecento. Ma siamo in Russia, sono anni terribili per gli artisti. Georgij morirà in uno strano incidente stradale…

Un dono ingombrante per tanti altri ancora, sono 38 gli artisti di cui ci parla Accatino, ne parla come fossero suoi amici, come si raccontano le storie di famiglia, con un misto di “fatti” e aneddoti succulenti, morbosi.

Come morboso è lo sguardo che ci accoglie in copertina, la gioventù dorata, Jeunesse Dorée di Gerald Leslie Brockhurst, uno sguardo dai toni freddi, duri, cupi.
Uno sguardo colmo di tristezza, in una lugubre atmosfera densa di fumo. Ma uno sguardo nel cui fondo brilla una scintilla, quella che ha sicuramente appiccato l’incendio da cui la nube densa e fumosa alle sue spalle ha avuto orgine. Brace viva che attende un alito di vento, un soffio, per ritornare ad ardere e noi possiamo essere quel soffio…
E così gli artisti perduti per anni si possono ritrovare seguendone l’ombra, ed è un’epifania perché i loro tesori smarriti ancora gettano luce sui nostri sogni notturni o a occhi aperti, e nelle antichissime storie, nella poesia e in qualsiasi momento di ispirazione.
La terra selvaggia dei sogni emerge dalle loro vite dormienti per creare una propria madre patria in tutti noi, la nostra anima è il continente degli outsiders, la terra del loro sé.

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